ROMA – Sono ormai trascorsi 36 lunghi anni dalla strage di Ustica. Quel 27 giugno del 1980 un DC9 dell’Itavia partì da Bologna, destinazione Palermo. Non arrivò mai alla meta. Esplose in volo all’altezza dell’isola di Ustica. Morirono 81 persone e le cause nonostante indagini su indagini non sono mai state chiarite. E’ solo una delle vicende irrisolte italiane, intrisa di misteri, omertà e dubbi sulle procedure. Gli interrogatori ripetuti che coinvolsero anche il personale militare in servizio nei centri radar, non hanno però dato risposte ufficiali. Ma ci si chiede come sia potuto accadere tutto questo? All’epoca dei fatti i tracciati degli aerei in volo avveniva mediante un monitoraggio molto spartano rispetto alle attuali tecnologie ma che comunque consisteva in una serie di procedure ben scandite. La sala operativa composta dal Capo controllore della Difesa Aerea, aveva monitor di controllo sullo spazio aereo dell’area di riferimento e ne seguiva le tracce in tempo reale. Un grande display trasparente era aggiornato manualmente dagli avieri in servizio militare con l’ausilio di gessetti colorati e che scrivevano al contrario gli identiticativi degli aerei in volo. Il capocontrollore leggeva ed aggiornava le posizioni, l’aviere con un cancellino provvedeva allo spostamento delle tracce. Un lavoro impegnativo che forniva però il quadro in tempo reale sia nei display che in questo schermo grande. Ma oltre a tutto questo le tracce che venivano lette erano registrate su un apposito registro il DAT1, che documentava per iscritto tutti i vari passaggi delle tracce degli aerei. Ogni foglio di detto registro veniva poi firmato dall’aviere o dal sottufficiale abilitato o chiamato al controllo. I dati scritti, venivano poi conservati negli archivi dei vari centri radar dell’Aeronautica Militare. I militari dell’epoca fecero tutto il possibile, diedero tutte le risposte del caso, e tutti gli ufficiali e sottufficiali delle squadre Alfa, Beta, Charlie e Delta allora in servizio presso il Centro Radar di Licola (22° Cram) come per altre sedi operative italiane, vennero convocati piu’ volte per chiarire il mistero. Ora molte di queste persone con lo scorrere degli anni sono venute a mancare, altri hanno raggiunto limiti di età interessanti, e restano però le loro testimonianze nei carteggi delle Procure Civili e militari. Una vicenda dunque che ha visto soffire famiglie, e anche l’Aeronautica Militare Italiana.
La Presidente della Camera ieri in proposito ha affermato“In occasione del XXXVI anniversario della strage di Ustica, desidero esprimere la mia più sentita vicinanza ai familiari delle vittime. Il dolore per la perdita di quelle 81 vite umane è ancora grande, così come la sofferenza di chi è rimasto e continua a battersi perché su questa drammatica vicenda sia fatta finalmente luce”. Lo dice la presidente della Camera, Laura Boldrini, nel messaggio inviato al Sindaco di Bologna, Virginio Merola. Per la Boldrini “sono ancora troppi i tasselli mancanti alla ricostruzione della strage che si è consumata nei nostri cieli e all’individuazione delle responsabilità. Lo Stato ha il dovere di continuare a ricercare la verità. Non soltanto per rispondere all’ansia di giustizia dei familiari delle vittime, ma anche e soprattutto perché le zone d’ombra indeboliscono la democrazia“.