Lo Spazio è per sua natura avvolto da un alone di mistero che lo trasporta, nell’immaginario comune, ad “anni luce” di distanza dal nostro quotidiano. “Urbi et Orbita” intende svelare la storia, le curiosità, gli aneddoti e gli aspetti più umani dell’esplorazione spaziale, riportando l’ “Orbita” sul piano dell’ “Urbe” e della nostra terrestre semplicità.
C’è un film di Fritz Lang che parla di Spazio. Ora, per chi non lo conoscesse (Repent and sin no more, come commenterebbe Andy Warhol) F.Lang è uno dei padri fondatori del cinema, uno di quei registi che hanno riempito di significato il nomen della loro professione. Nel vortice di quel processo creativo, nel 1929, Lang decise di inserirci la chiave futurista, l’aspetto che supera la realtà umana ma che rimane dentro la sua immaginazione: il viaggio nello Spazio!
C’ è un cartello alle pendici dell’Himalaya, che volitivo si erge a ricordare all’essere umano che “Sky is the limit”, “Il Cielo è il limite”. In realtà gli esperti di montagna che si approcciano a scalare le vette più alte del mondo, lo leggono come un incentivo al raggiungerle, ma si può leggere anche in un’altra chiave, quella che appunto segna la differenza, ben intesa da Lang, tra la realtà della condizione umana e l’immaginazione.
Il soggetto del lungometraggio in questione, Frau im Mond, prende le mosse da un romanzo della moglie del regista…quando si dice “Dietro ad un grande uomo”. InFrau im Mond, tuttavia, è proprio l’immaginazione di un uomo solitario che rende reale qualcosa di assolutamente fuori dal tangibile, come la conquista spaziale,ma contemporaneamente si porta appresso tutte quelle premialità/demeriti con le quali l’uomo riesce da sempre a condire la sua realtà. L’aspetto che rende questa pellicola (Frau im Mond significa Donna nello Spazio, ad aggiungere lungimiranza alla trama) è la perfetta coesione tra l’arte e la scienza, realizzata per la prima volta, da una cooperazione sui generis.
Lang aveva infatti consultato i principali esperti della missilistica tedeschi tra cui Hermann Oberth(oltre che fisico d’eccellenza, conoscitore della Dalla Terra alla Luna e Intorno alla Luna di Jules Verne a memoria), ed insieme avevano replicato il razzo descritto nel libro dello stesso Oberth, pensato a “soli”40 anni dall’Apollo 11 e dal relativo primordiale allunaggio degli Stati Uniti. Il loro razzo rispettava la necessaria velocità di fuga richiesta per liberarsi dall’orbita della Terra, prevedeva un motore a più stadi con un disegno di stabilizzazione della base del razzo. Il carburante pensato era liquido e spingeva il razzo alla prima raffigurazione cinematografica di un equipaggio che galleggia in assenza di gravità, seguito dal mondo intero, attonito.
Ma la cosa che rende più incredibile la lungimiranza di Lang è la sua invenzione del conto alla rovescia a precedere il lancio. Prima di questo film i razzi, già pensati come protagonisti di lungometraggi, romanzi e fumetti, erano stati preannunciati con i c.d. count-up, vale a dire, “1, 2, 3 -! Go” . Ma quello che poteva rimanere una scelta di regia di allora, oggi, come sapete, informa i programmi spaziali di tutto il mondo, che impiegano il conto alla rovescia per ogni lancio, da quello di satelliti meteorologici alle missioni umane.
Frau im Mond, supera dal punto di vista tecnico tutte le altre rappresentazioni cinematografiche e narrative dei primi dei viaggi nello spazio – da Georges Méliès a Jules Verne a H.G. Wells – nelle quali le astronavi vengono lanciate come da una pistola di grandi dimensioni o da una rampa che spara il razzo dritto verso la luna. Un po’ quel parallelismo che potremmo fare ai giorni nostri tra Gravity di Cuaròn e Interstellar di Nolan, che si è avvalso della consulenza di un esperto come Kip Thorne.
Ovviamente, ci sono stati alcuni errori di calcolo, talvolta necessari alla buona tenuta della trama, come quello di un respiro a pieni polmoni nell’atmosfera lunare, ed accresce la curiosità pensare che Lang abbia scelto di girare il suo ultimo film muto proprio con Frau Im Mond, che per innovazione, si piazza senza dubbio ai primi posti. Ed ultimo aspetto saliente (per il resto vi consiglio la visione integrale) sta nel fatto che sarà proprio l’assistente di Oberth, Werner von Braun, a lanciare un razzo vero nello Spazio con i famosi V2.
Mentre vi auguro di trovare persone con le quali condividere la conoscenza del sapere della provenienza del primo conto alla rovescia spaziale, vi auguro di essere in solitaria a riflettere di come quello che nel film muove “il sole e l’altre stelle” è l’amore per le miniere d’oro e per la conquista delle ricchezze di altro luoghi.
Storia già sentita? Forse, oggi, non ci sono personaggi malvagi dotati di una colonna sonora che avvisa la loro comparsa sullo schermo, ma la tematica dell’exploitation continua ad essere il minimo comune denominatore della maggioranza dell’interesse spaziale, quantomeno dei finanziatori. Esiste un trattato internazionale, il trattato sulla Luna del 1979 che la dichiara patrimonio comune dell’umanità, firmato da soli 17 Stati (e neppure ratificato da tutti) tra i quali non figurano i più attivi nel settore, ad esempio Stati Uniti, Russia, Cina. (Giulia Schiavetti F.O.N.)