In questi ultimi tempi governo e sindacati, stanno cercando di affrontare il problema del cuneo fiscale, cioè la somma delle tasse tra quanto costa un lavoratore all’azienda e l’effettivo stipendio percepito sulla busta paga. In Italia questa differenza è altissima e vuol dire che se il datore di lavoro paga 100 euro di tasse allo stato la retribuzione netta del lavoratore è 50 euro circa.
Poi ci sono le variazioni fra le regioni al nord il cuneo è più alto che la sud, le differenze di genere, gli uomini percepiscono più delle donne. La verità è che l’Italia ha in assoluto le tassazioni più alte dei paesi Europei, senza avere in cambio nessun beneficio e/o servizi.
In teoria sulla riduzione del cuneo fiscale sono tutti compatti: aziende, lavoratori, Confindustria e sindacati.
In pratica tutti lavorano per cercare di intervenire su questa spinosa faccenda. Propongono tagli dei contributi a favore dei neo assunti a tempo indeterminato e l’istituzione dell’adeguamento pensionistico per un tenore di vita sostenibile ma navigano tutti nel mare dell’ineffabile.
Gli argomenti relativi fanno rotta su:
i giovani che non vedono un futuro pensionistico.
Chi ha una pensione insufficiente.
Chi vorrebbe anticipare l’uscita dal mercato.
Chi non ha più lavoro e non ha maturato i requisiti minimi.
Per i giovani dai venti anni in su il sistema pensionistico è contributivo. Otterranno una pensione dignitosa solo se avranno un lavoro continuo con salario adeguato.
Attualmente, in maggioranza, il lavoro giovanile è discontinuo, precario e con basse retribuzioni.
Per i pensionati, salvo alcuni privilegiati, il problema della sostenibilità è paurosamente serio.
E’ necessario intervenire su quell’unico aspetto valido del sistema contributivo e cioè che ogni contributo versato sia fruttuoso, non fiscalizzato e non svalutato ogni anno che passa. E’ un sogno, no, non deve esserlo, diversamente si incrementa il baratro sociale già in essere.
Gli scienziati sono al lavoro e prevedono che le prossime pensioni, impoverite dalla mancanza dei contributi, siano integrate da un assegno di garanzia cioè da una promessa di pagamento.
La discussione è in corso.
La situazione è chiara a tutti, il lavoro, i redditi, le tasse, la rottamazione delle cartelle esattoriali sono il terreno di scontro più sensibile e tutte le forze politiche in prossimità di nuove fattibili elezioni, amplificano su questi contenuti,
Tuttavia, ho buone ragioni per nutrire una solida diffidenza.
Troppe promesse non mantenute, conti truccati, banche salvate altissima disoccupazione.
La manovra strategica di quest’ultimo periodo, la rottamazione di equitalia si capisce che è stata un operazione per nutrire la futura campagna elettorale e come al solito a scavare bene nei suoi contenuti si scopre l’inghippo. La verità è che nessuno vuole affrontare fino in fondo questo mare tempestoso e intanto le scadenze fiscali aumentano.
Crescono come una macchia inarrestabile che ingloba e mangia tutto.