In tema di migranti l’Unione Europea annuncia l’avvio di una procedura d’infrazione per Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca. Il problema sono i mancati ricollocamenti dei profughi da Italia e Grecia.
La Commissione europea quindi accusa di “non aver intrapreso le misure necessarie” per far fronte alla crisi dei migranti e dei rifugiati. Quindi all’origine della decisione l’inadempienza rispetto agli impegni sul ricollocamento dei richiedenti asilo.
La Polonia parla di errore ma “rispetterà la decisione”, l’Ungheria invece afferma di essere sottoposta da parte dell’Unione Europea ad un “puro ricatto e un atto antieuropeo”, anche la Repubblica Ceca minaccia il ricorso agli organi giudiziari europei.
Ma la Commissione europea chiede anche all’Italia di compiere “maggiori sforzi per assicurare il ricollocamento di tutti i richiedenti asilo candidabili”. Nella relazione sulle ‘relocation’ si spiega che “è cruciale che l’Italia acceleri i suoi sforzi per centralizzare le procedure di ricollocamento in pochi centri”, spiegando anche che il fatto che “i profughi candidabili vengono distribuiti su tutto il territorio italiano complica il processo”.
Ma la Commissione europea chiede anche all’Italia di compiere “maggiori sforzi per assicurare il ricollocamento di tutti i richiedenti asilo candidabili”. Nella relazione sulle ‘relocation’ si spiega che “è cruciale che l’Italia acceleri i suoi sforzi per centralizzare le procedure di ricollocamento in pochi centri”, spiegando anche che il fatto che “i profughi candidabili vengono distribuiti su tutto il territorio italiano complica il processo”.
Per il presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, “è giusto e opportuno l’avvio della procedura d’infrazione verso quei Paesi che non attuano il piano di ricollocamenti. Ingiusto è lasciare pochi a sopportare tutto il peso”.
Serracchiani inoltre ricorda di aver “sollevato il problema per tempo, anche per cognizione diretta delle specifiche problematiche vissute dalla mia regione, che ha due confini terrestri”, Serracchiani? ha ribadito che “i Paesi che non accolgono fruiscono di ingenti fondi strutturali europei, che hanno permesso investimenti e crescita. Non è comprensibile, ne’ politicamente? ne’ in base a quanto previsto dai trattati, che ci sia chi interpreta l’Unione a senso unico”.
“Auspico che questo richiamo sia sufficiente, perché – aggiunge Serracchiani – è evidente che un riparto su tutta Europa renderebbe molto più gestibile questa emergenza. Almeno finché non diventeranno efficaci le misure per fermare all’origine il fenomeno, dal rafforzamento dei controlli in Libia e altrove all’attivazione effettiva dei rimpatri”.
Dei circa 180mila migranti complessivamente presenti nel sistema di accoglienza nazionale, ben 145mila sono alloggiati nelle migliaia di Cas (Centri di accoglienza straordinaria) reperiti in tutta Italia.