Roma – Le Regioni nelle quali si sono venduti più voucher nel 2015 – al pari di quanto accaduto nei due anni precedenti – sono la Lombardia (20.939.735), il Veneto (15.161.299) e l’Emilia-Romagna (14.322.944). La Regione, invece, che ha fatto registrare il trend maggiore di aumento nel 2015 è stata la Sicilia (+98.6 %) – nel 2014 era stata la Puglia (+124,2 %).
Sono i dati forniti dal Ministero Lavoro che intende rendere tracciabili i voucher, i buoni per lavoro temporaneo, al fine di evitare gli usi illegali. Le imprese “dovranno comunicare preventivamente, in modalità telematica, il nominativo ed il codice fiscale del lavoratore per il quale verranno utilizzati, insieme con l’indicazione precisa della data e del luogo in cui svolgerà la prestazione lavorativa e della sua durata”.
Il Governo quindi intende dare una stretta sull’utilizzo dei voucher per evitare abusi. Nelle prossime settimane arriverà in Consiglio dei ministri un provvedimento che introdurrà la ”tracciabilità” dei buoni per le prestazioni di lavoro accessorio con l’obbligo di una comunicazione telematica preventiva (sms o mail) con l’indicazione della persona che lo riceverà, della data e del luogo della prestazione lavorativa oltre che della durata della prestazione stessa.
Per i buoni lavoro c’è stato un vero e proprio boom nel 2015 con quasi 115 milioni di voucher venduti (+66% sul 2014) e quasi 1,4 milioni di ‘percettori’ ma lo strumento è stato contestato dai sindacati e in particolare dalla Cgil che proprio ieri ha annunciato l’avvio della raccolta delle firme per chiedere su questa norma un referendum abrogativo.
Quindi il ministero del Lavoro ha pubblicato un Report sui voucher in collaborazione con l’Inps nel quale si segnala che circa il 10% di coloro che hanno percepito almeno un buono avevano avuto nei sei mesi precedenti un rapporto di lavoro subordinato o occasionale con il datore di lavoro che ha utilizzato il buono.
Molto utilizzato ma resta basso il livello medio dei compensi con 633 euro medi per percettore per tutto il 2015. Nell’anno solo lo 0,4% dei percettori (circa 6.000 su 1,4 milioni) ha avuto tramite i voucher compensi superiori a 5.000 euro (poco più di 400 euro al mese).
I voucher sono utilizzati prevalentemente per il lavoro dei giovani (il 31% dei percettori ha meno di 25 anni) mentre quasi un quarto dei buoni venduti nel 2015 non è stato riscosso nell’anno.
I settori nei quali l’uso del voucher risulta più significativo nel 2015 sono stati: il commercio (14,9%), il turismo (14,4%) e i servizi (11,4%).Nel 2015, il 7,9% dei lavoratori retribuiti con voucher avevano avuto nei tre mesi precedenti la prestazione un rapporto di lavoro con lo stesso datore; la percentuale sale al 10% se si prende a riferimento un periodo di sei mesi. I settori nei quali il fenomeno della provenienza da altri contratti è più significativo sono il turismo (in particolare), il commercio e i servizi.