Editoriale – Permane salda l’utopia, nel cuore mio pensante: se si nasce, è alla vita, e allora, come monito, si crede con fermezza che la meta sia il bene, l’umano sentire, il bonum facere. La fede si incontra con l’uomo in un terreno molto privilegiato: la cultura. Cultura, da còlere, significa coltivare, e coltivare è il dato massimo della sensibilità, implica un’azione contemplata, di cura, di comprensione, di penetrazione dell’anima. Cultura è sensibilità prima di ogni cosa, è sensibilità! E, se “La politica è una maniera esigente di vivere l’impegno al servizio degli altri”, (Paolo VI, Octogesima adveniens, n. 46), come anche il valorizzare l’umano, non può prescindere da un atto di fede. E la fede, consolida, integra e illumina il patrimonio di verità che la ragione umana acquisisce.
Ora, perché si pervenga a una edificazione della persona nella società civile, occorre avere una visione globale delle problematiche sociali: la giustizia non deve andare a discapito della libertà, lo sviluppo a discapito della custodia del creato, la pace a discapito della libertà dei popoli e dell’autodeterminazione. Questo perché il bene comune è un concetto qualitativo ed etico, esige, quindi, che si lotti contro i monopoli, che si cerchino strade per organizzare la proprietà privata in funzione sociale, che si promuovano forme di collaborazione, che si lavori per una democrazia riempita di contenuti umanistici. La politica, tuttavia, non è atto di fede a questo o quel culto, la sfera personale non deve incidere su quella pubblica, piuttosto, la politica, è un atto di fede al bene comune, un servizio al Popolo. Lasciarsi penetrare e, con volontà, saperli agire i propri ideali di vita, i propri atti di fede, è questa l’ambizione dell’esercizio politico.
Problema urgente, oggi in Italia, al punto da sottoporre provvedimento con la fiducia al governo, urgente più del diritto al lavoro, alla ricollocazione dei disoccupati, agli investimenti, all’immoralità, è diventato il diritto alla regolamentazione delle unioni civili per coppie di fatto etero e omosessuali. Appare immediato alla comprensione umana come, senza essere incardinati nella cognizione di ogni contenuto sociale/politico, si proceda al buio, offuscati, quand’anche supportati da interessi di voto, come se fosse il riconoscimento di un diritto civile il limite o il completamento all’opera edificante del Creatore. Le coppie omosessuali hanno diritto ad essere riconosciute e salvaguardate dinanzi le istituzioni, tuttavia anelano comprarsi una felicità che li motivi a una vita che loro stessi riconoscono infelice, basta considerare che chiamano amore l’acquisto di un bambino attraverso uteri in affitto prezzolati. Cercasi doveri, cercasi coscienza! Per tutti coloro che credono di comprare tutto: non è il diritto che riconosce e attribuisce maggiore peso sociale o riconoscimento pubblico da gradire, socialmente parlando, certo il potere dei soldi fa la differenza ma sempre nel termine di vita di questa terra, poi tutto sparisce, tranne quanto seminato. Non è imponendosi nella società, con dei modi anche poco dignitosi, che si ottiene rispetto. Non è dividendo una società, obbligando a culture di simil civiltà che si è politici responsabili. Tuttavia è la politica attuale che detta tali crismi di tracotanza e arroganza, pur di detenere poteri, pur di vantare forze economiche, pur di ottenere voti.
Nel giardino di Dio infinite bellezze, fiori odoriferi speciali inebriano, è importante, tuttavia, che non si trasformino in, come diceva Caterina da Siena, fiori puzzolenti, pericolo in cui si incorre quando si confonde la fede con il personalismo e l’ideale autoreferenziale. L’auspicio è che la politica italiana si redima dall’autoritarismo continuo, dall’ignoranza persistente, e si affretti a considerare i bisogni reali della gente comune.
Eppure la fede si incontra con l’uomo in un terreno molto privilegiato: la cultura, e il politico acuto può trovarne giovamento. Per questo sogno una politica infervorata di:
– Sapienza: ciò che il sapiente riceve non è solo conoscenza, ma stile di vita, capacità di approfondire le cose, provocazione ai valori veri dell’esistenza. Il sapiente capisce le attese, le speranze di chi gli sta di fronte, non si allinea alle mode ma sa andare contro corrente.
– Intelletto: è la risposta al bisogno di conoscenza e verità. Il sono dell’intelletto coinvolge non solo la mente ma anche il cuore, la volontà, la passione, e quindi l’azione. Per gli antichi Ebrei della Bibbia, sede dell’Intelletto non è il cervello ma il cuore perché la conoscenza che si raggiunge con il cuore è più profonda di quella fredda del cervello. Chi conosce con l’intelletto non si ferma all’esteriorità e al momento, ma sa cogliere le conseguenze delle cose e accettarle. L’Intelletto è strettamente legato alla fortezza che dà la capacità di portare avanti le scelte.
– Consiglio: suo fondamento è l’esperienza, e accresce la virtù della prudenza.
– Fortezza: alla virtù si riferisce l’azione decisa della persona, al dono si riferisce la capacità di farsi guidare e plasmare dallo Spirito Santo, nonostante le difficoltà. Solo un amore grande riesce a superare tutte le difficoltà. È necessaria contro lo scoraggiamento, le tentazioni, l’egoismo.
– Scienza: dono dei filosofi cristiani, è la capacità di conoscere e capire le cose e di usarle per il bene. È un sapere che non può essere appreso solo sui libri, ma diventa affinità con la materia, diventa vita. Fa capire la limitatezza del sapere umano.
– Pietà: è un dono che coinvolge volontà, azione, sentimenti delle persone; è una sensibilità del cuore che ci fa sentire vicini agli latri. Sensibili sì, senza sentirsi migliori perché la pietà porta sempre con sé l’umiltà.
– Timore di Dio: non è paura, ma il riconoscere la trascendenza, la maestà di Dio. È, prima di tutto, rispetto, fiducia nella sua giustizia. È il monito profetico che ci invita fortemente a non fare compromessi con il male. Con la giustizia di Dio non si scherza.
Mettendo insieme i frutti del sogno infervorato dallo Spirito Santo, avremo una politica di Contemplazione, Profezia,Discernimento, Stupore, Riflessione, Solidarietà, Coerenza. Tutti elementi che fanno la differenza nell’azione politica, ed ecco che l’utopia del cuore ancora arde del possibile impossibile: se ciò è dato, il cattolico ne ha ben donde, e lo crediamo, perché ignorarlo? Perché non dargli affidamento, perché ancora negarlo? I doni, virtuosi, non attendono altro che essere resi pratici. Da ciò possono generare solo semi di libertà, di vita veramente edificata, e per questo lo stile nell’azione politica dei cattolici deve poter essere quella del dialogo con i liberi, della proposta, dell’unità. Così, con S. Giovanni Paolo II: “I figli della Chiesa potranno contribuire a ravvivare la coscienza morale della nazione, facendosi artigiani di unità e testimoni di speranza per la società italiana. (Palermo, 1995).
(Maria Francesca Carnea – ComunicativaViva)