Roma – Ventiquattro anni fa la strage di mafia che fece saltare in aria un tratto di autostrada a Capaci (Palermo) ed uccideva il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e 3 uomini della scorta.
“Fu l’avvio di una riscossa morale e si aprì un nuovo orizzonte di impegno”, dichiara il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel ricordare la tragedia che portò nel luglio successivo all’uccisione anche del magistrato Paolo Borsellino e di 5 agenti di scorta.
Mattarella si dice “grato a chi non s’è mai scoraggiato” e ricorda le parole di Falcone: “La mafia non è affatto invincibile”. Mattarella evidenzia come sia stato “un assassinio, a un tempo, che ha segnato la morte di valorosi servitori dello Stato, e l’avvio di una riscossa morale, l’apertura di un nuovo orizzonte di impegno grazie a ciò che si è mosso nel Paese a partire da Palermo e dalla Sicilia, grazie alla risposta di uomini delle istituzioni, grazie al protagonismo di associazioni, di giovani, di appassionati educatori e testimoni”. Il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, di voler rendere omaggio “a tutti i martiri della legalità dedicando loro una sala della Regione, a memoria perenne del loro eroico sacrificio”.
”La forza della mafia – dice Rosario Crocetta, presidente della regione Sicilia – non è più solo nella sua capacità di sparare e intimidire. Abbiamo davanti una mafia dei colletti bianchi”. “L’accesso ai fondi comunitari – aggiunge Crocetta – non si fa solo con i pastori e non solo con i metodi violenti. Si fa con quelli che hanno studi di consulenza dove vengono elaborati i progetti europei e con una parte della burocrazia che in passato è stata connivente ma anche con la politica”. “C’è un messaggio – afferma il presidente della regione Sicilia – che in questi giorni passa anche attraverso il caso di Giuseppe Antoci, il presidente del Parco dei Nebrodi sfuggito a un agguato. L’antimafia è un’azione concreta che si fa ogni giorno anche con scelte di vita. Poi tutte le problematica attorno chi fa prediche e proclami non possono interessarci. L’antimafia si pratica e non si predica”.
Lo Stato seppe reagire: “tra mille difficoltà e paure si rispose ad una aggressione senza precedenti”, sostiene Debora Serracchiani, presidente della regione Friuli Venezia Giulia. “Oggi – prosegue Serracchiani – ricordiamo le figure di questi servitori dello Stato, il loro impegno in una guerra che ancora non è vinta. I processi hanno consentito di accertare le responsabilità ma sappiamo che ancora molto è da fare. Il recente attentato al presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, impone che si prosegua nell’opera di contrasto alla malavita organizzata su ogni fronte. È uno scontro che non consente mediazioni e che si combatte su più fronti. Su quello della prevenzione e della repressione ma anche su quello culturale. Alle parole appassionate di Gesualdo Bufalino facevano eco gli appelli del giudice Falcone: prima di tutto serve un esercito di maestri per combattere la mafia. È una battaglia che lo Stato italiano porta avanti con decisione – sottolinea Serracchiani – ma che non può essere vinta se non si istilla nelle persone il senso profondo della giustizia e della legalità. Per questo è fondamentale perpetuare il ricordo di chi ha perso la vita per difendere i valori più importanti della nostra comunità. Siamo vicini a chi è caduto e alle loro famiglie, rinnovando il nostro impegno nella lotta per la legalità”.
Mentre il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, dichiara che “la mafia è forte quando isola chi combatte contro la mafia”, e aggiunge: “siamo vicini ai magistrati, ai poliziotti, ai carabinieri, ai giornalisti, ma siamo tutti contro la mafia. Quando si parla muore l’omertà, la mafia è più debole, la società è più forte”. Tutti possiamo fare qualcosa per la legalità, tutti possiamo fare qualcosa contro le mafie: “E’ giusto ricordare le vittime e gli eroi, ma guai a delegare a loro l’impegno. Questo è il messaggio più bello che viene da questa passione di migliaia di ragazzi e ragazze – rileva Zingaretti – e siamo contenti di essere stati promotori di questa avventura, non scontata”.
Il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, ha sottolineato come “la lotta alla mafia si fa anche con la bellezza, con la dolcezza. Quella stessa tenerezza che era negli occhi di Giovanni Falcone quando parlava con i giovani magistrati che imparavano da lui, la stessa tenerezza di quei poliziotti coraggiosi che lavoravano al suo fianco e che lo guardavano come fosse il padre, con ammirazione”. “La Puglia – aggiunge Emiliano – non dimentica Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, eroi moderni che con coraggio e intelligenza seppero opporsi alla mafia”.
Il ministro Martina ha poi annuciato che si sta “lavorando per estendere sui territori il protocollo antimafia del presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, vittima di un agguato mafioso nei giorni scorsi”e “siamo impegnati – ha aggiunto Martina – su due fronti: impedire l’accesso dei mafiosi ai fondi europei destinati all’agricoltura e accrescere i controlli sull’assegnazione di beni demaniali e sul possesso dei terreni”.
Il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, ha sottolineato come “la lotta alla mafia si fa anche con la bellezza, con la dolcezza. Quella stessa tenerezza che era negli occhi di Giovanni Falcone quando parlava con i giovani magistrati che imparavano da lui, la stessa tenerezza di quei poliziotti coraggiosi che lavoravano al suo fianco e che lo guardavano come fosse il padre, con ammirazione”. “La Puglia – aggiunge Emiliano – non dimentica Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, eroi moderni che con coraggio e intelligenza seppero opporsi alla mafia”.
Il ministro Martina ha poi annuciato che si sta “lavorando per estendere sui territori il protocollo antimafia del presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, vittima di un agguato mafioso nei giorni scorsi”e “siamo impegnati – ha aggiunto Martina – su due fronti: impedire l’accesso dei mafiosi ai fondi europei destinati all’agricoltura e accrescere i controlli sull’assegnazione di beni demaniali e sul possesso dei terreni”.