Era un qualcosa sicuramente nell’aria e paventato dallo stesso ex premier; stiamo parlando del fatto che Silvio Berlusconi fosse sotto controllo e intercettato dalla Nsa, l’Agenzia per la sicurezza degli Strati Uniti. Ma probabilmente si era sempre ipotizzato che le telefonate e le conversazioni delle autorità italiane erano sotto controllo da parte dei servizi Usa e britannici, al pari di quelli di altri politici di paesi alleati come nel caso della Cancelliera tedesca Merkel e il Presidente francese Sarkosy. Lo si seppe con assoluta certezza quando esplose il cosiddetto “datagate” due anni fa, quando Edward Snowden, ex collaboratore della Nsa pensò bene di scappare prima a Hong Kong e poi a Mosca portandosi dietro copia di milioni di documenti che svelavano al mondo l’esistenza di un piano di controllo mondiale da cui non scappavano né amici, né nemici. Oggi, però, rimonta il clamore perché sono pubblicati dei documenti di Wikileaks che confermano lo spionaggio effettuato a danno di Silvio Berlusconi nel 2011, quando particolarmente forte cominciò a farsi lo scontro del suo governo con quelli tedesco e francese. Berlusconi, che dopo quella fase fu costretto a lasciare Palazzo Chigi, anche in coincidenza con gli sviluppi negativi delle sue vicende giudiziarie, aveva sempre sostenuto che a suo danno era stato organizzato un vero e proprio complotto, interno ed internazionale. Così, Forza Italia dopo le “rivelazioni” di queste ore è passato all’attacco e attraverso il capogruppo alla Camera dei Deputati torna a richiedere l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta su cosa c’è stato dietro la fine del governo di Silvio Berlusconi. Matteo Renzi anticipa un intervento della Farnesina che convoca l’ambasciatore statunitense in Italia, John Phillips, per chiarimenti.