L’ONU ha sospeso i colloqui di pace sulla Siria, in realtà neppure decollati, avviati a Ginevra a causa dell’assoluta mancanza di progressi nel corso della settimana durante la quale le parti, comunque, non si sono neppure incontrate tra di loro.
L’opposizione al regime siriano, in particolare quella sostenuta dall’Arabia Saudita, già non aveva alcuna voglia di partecipare e lo ha fatto solo per le decise insistenze degli Stati Uniti e così negli ultimi giorni insisteva particolarmente con la condizione che fossero sospesi i bombardamenti russo siriani e tolto l’assedio organizzato dall’esercito di Bashar al Assad intorno a città e villaggi caduti in mano ai ribelli.
Nelle ultime ore, poi, la polemica è diventata ancora più aspra dopo che l’esercito di Damasco è riuscito a tagliare i collegamenti tra la Turchia e le milizie ribelli che controllavano gran parte della regione di Aleppo, la seconda città più importante del Paese, dopo Damasco.
In precedenza, le truppe governative, anche in questo caso grazie al sostegno dei bombardieri russi, sono riuscite a riguadagnare una buona parte di territorio al sud, nei pressi delle alture del Golan, oggi sotto il controllo di Israele, e verso il confine con la Giordania.
Questi importanti successi, che rovesciano la tendenza degli ultimi anni di guerra, non sono stati affatto graditi dai ribelli che chiedono ai loro rappresentanti a Ginevra di abbandonare la trattativa.
Adesso la situazione è giunta ad un punto di stallo e si deve solo sperare che si tratti di una sosta temporanea e non dell’ennesimo fallimento dei tentativi di trovare una soluzione a cinque anni di sanguinoso conflitto civile.