E dopo il trionfo della Raggi, Roma capitale, è più che mai inondata di rifiuti.
Nei giorni festivi il servizio di pulizia, si riduce in quasi tutte le città, a Milano per esempio, il lunedì gli operai e gli impianti lavorano il doppio, a Roma invece gli impianti non ci sono proprio cioè ce n’è uno di media grandezza a Cecchina, dove sono stoccati quintali di rifiuti e che il 30 giugno scorso hanno preso fuoco, nessun ferito o danno alle persone, solo nuvole di fumo acre. Tossiche? Di sicuro non benefiche.
Ancora a Tor Bella Monaca un quartiere periferico di Roma, numerosi roghi sono stati appiccati a cassonetti traboccanti di fetidi rifiuti; non si può escludere che dietro a questi roghi si nascondano tenebrosi messaggi alla nuova giunta della grillina Raggi.
Durante tutta l’estate il bruciacassonetti non si è mai arrestato.
I vertici dell’A.M.A. sono consapevoli del dissesto. Ovviamente le direzioni cercano come sempre di spostare le responsabilità sui lavoratori turnisti già provati da un impegno eccessivo e, dalla scoperta quotidiana di discariche abusive come i tre ultimi immondezzai del parco di villa Phampili.
Purtroppo, il senso d’inciviltà di una parte considerevole dei cittadini romani è piuttosto elevato.
Irrisolto è anche il problema degli zingari che rovistando nel pattume dei secchioni, creano aree di morchia puzzolente sparse dovunque.
Il problema dei rifiuti è molto serio e non riguarda solo Roma centro e le periferie ma anche l’interland: Ostia, Ostia Antica, Acilia, Casalpalocco.
Intanto i cassonetti con il caldo che fa diffondono i propri miasmi puzzolenti. Con l’arrivo dell’estate, i riflettori non si accendono solo sulla spazzatura urbana terrestre ma anche sulla salute dei nostri mari. Due mesi fa circa è stata celebrata la giornata mondiale degli oceani voluta dalle nazioni unite per educare il mondo ad avere più attenzione verso le acque terrestri. Nel mare e nei fiumi, ormai lo sanno tutti, è presente un tasso altissimo di materiali plastici molto nocivi.
Le associazione ambientaliste Mare Vivo e il Consorzio Nazionale Inter-universitario per le scienze del mare e ministero dell’ambiente, a bordo dell’Amerigo Vespucci hanno lanciato, il progetto Seasweepers, un iniziativa che, attraverso una serie di imbarcazioni attrezzate dislocate lungo lo sbocco dei fiumi e nelle aree limitrofe, interviene recuperando i rifiuti di plastica prima che finiscano in mare aperto; tale progetto è sostenuto anche dalla proposta di ampliamento della legge 28 dicembre 2015 n°221, presentata alla camera dei deputati all’inizio del 2016:
“ …che contiene misure in materia di tutela della natura e dello sviluppo sostenibile, valutazioni ambientali:
- Acquisti verdi.
- Gestione dei rifiuti e bonifiche.
- Difesa del suolo delle risorse idriche e acque reflue.
- Bonifiche e danni ambientali.
- Difesa del suolo.
- Materiali da scavo e di estrazione.
- Urbanistica ed espropri.
La protezione delle acque è una priorità.
Il contenuto della legge tratta, prevalentemente il divieto di utilizzo dell’indistruttibili e pericolosissime microparticelle di plastica che presenti fino al 90% nelle microfibre dei comuni tessuti sintetici, nei prodotti cosmetici, bagnoschiuma, creme solari, shampoo, una volta convogliati nei canali di scarico e riversati in mare, entrano nel circolo alimentare con gravi conseguenze per la popolazione ittica.
Tuttavia, la legge 221, è anche strettamente collegata all’inquinamento marino da versamento delle macroscopiche materie plastiche: buste e bottiglie di plastica non compostabili.
E’ fin troppo evidente ripetere che la questione per essere risolta, richiede l’impegno di ogni cittadino ed è qui che comincia la vera battaglia.
La legge esiste ed ha obiettivi complessi e sfidanti. L’osservanza delle misure di protezione per prevenire l’introduzione di rifiuti garantirebbe salute e conservazione a questo martoriato pianeta Terra.