Il solstizio traccia la notte più lunga dell’anno, dopo la quale il sole inizia la sua apparente risalita agli occhi degli uomini
Il Solstizio d’inverno segna il trionfo della morte. Quest’anno accade il 21 Dicembre alle ore 16,28 e segna l’apice del buio e dell’oscurità che inducono quindi l’uomo ad un cambiamento fisico e spirituale. Dal 21 al 24 dicembre ci sono 3 giorni in cui il sole è al suo minimo, per poi rinascere il 25 dicembre che è appunto Natale, ovvero la Nascita del Dio Sole (data che vede nascere le maggiori divinità in tutti i tempi).
Oggi più che mai occorre riflettere su questo “passaggio” che coincide per l’appunto con la fine dell’anno e preannuncia l’arrivo del mese di gennaio. Il mese in arrivo (ianus bifrons) giano bifronte, segna l’opportunità nell’uomo di guardare l’anno passato ma con l’arrivo di un nuovo percorso che deve e può essere pianificato. Con il solstizio d’inverno la riflessione è alla traccia di un bilancio delle energie positive che ci hanno caratterizzato in correlazione con gli errori e gli aspetti negativi. L’analisi interiore ed oggettiva deve servirci a vivere con un slancio e propositività il nuovo ciclo di vita che ci apprestiamo a vivere nella nostra umanità temporale. Ed è proprio lo ianuarius adveniente a spiergarci in molti modi, che richiamano sempre un’idea di movimento e di attraversamento: Giano era infatti il protettore di ogni ingresso (la soglia della casa, le porte della città, i passaggi coperti) e di ogni inizioed era invocato prima di ogni impresa e attività e proteggeva le partenze e i ritorni. E quindi possiamo e dobbiamo prepararci ad affrontare con l’approfondimento e la crescita interiore questa tappa di vita che stiamo per vivere.
La celebrazione dei solstizi nel mondo classico fu trasmessa, assieme a numerose altre simbologie, dai misteri mitriaci che sarebbero potuti diventare la religione del mondo occidentale al posto del cristianesimo, essendo anche questi una classica religione di salvezza. La rappresentazione classica di Mithra è quella del dio iranico che uccide il Toro, con a fianco i due cosiddetti dadofori, Cautes con la torcia volta in alto (Solstizio d’Estate) e Cautopates con la torcia in basso (Solstizio d’Inverno). Quando d’estate il Sole entra nel segno zodiacale del cancro si “apre” la “porta degli uomini”, quando il Sole entra nel segno del Capricorno si apre la “porta degli dei”. La più profonda oscurità dell’anno, in cui l’introspezione di sé è simbolicamente più chiusa e totale, è nel contempo l’inizio della Luce, l’Albedo ermetica che sorge dalla Nigredo. La stessa simbologia è espressa nella mitologia giudaica di Giovanni Battista, trasmessa poi nel cristianesimo. All’inizio dell’era cristiana la nascita di Cristo era ipotizzata il 25 marzo “ab incanazione” o all’Epifania. Solo successivamente fu stabilita il 25 dicembre, per combattere la persistenza del mitraismo.
Il solstizio traccia la notte più lunga dell’anno, dopo la quale il sole inizia la sua apparente risalita agli occhi degli uomini (in realtà effetto dovuto come sappiamo all’orbita lungo la quale la Terra compie la sua rotazione). Un momento dell’anno carico di significato, e non a caso collegato al Natale, giorno in cui si celebra la Luce che nasce. Del resto, mentre non è certa la data di nascita di Gesù di Nazareth (menzionata per la prima volta, pare, in un almanacco del 354 d.C.) si sa con certezza che il 25 dicembre era giorno consacrato nella Roma imperiale alla nascita del Sole Invitto secondo un culto introdotto dall’imperatore Aureliano (un tempio in onore del Sol Invictus era stato eretto a Roma nel campus Agrippae, l’attuale piazza San Silvestro). Il Sole non va inteso tuttavia come corpo celeste, ma come ipostasi dell’Intelletto secondo la teologia neoplatonica, come emanazione – sono parole di Giuliano Imperatore – “dell’essenza feconda del bene” che accorda all’universo “una certa parte di bellezza intelligibile”. Una teologia che si univa alla religione mitraica, la quale venerava il dio orientale Mithra, considerato figlio del sole, molto diffusa tra i soldati romani. Mithra era il dio di luce che avrebbe sconfitto il tenebroso Ahriman. Il Dies Natalis del Sole Invitto si celebrava con giochi e corse di carri che attiravano anche i cristiani, destando non poca preoccupazione nella Chiesa di Roma. Di qui la sovrapposizione della nascita di Cristo alla data del 25 dicembre.