E tu fatte li serfi tua. E’ la frase in una lite tra vicine di casa in un quartiere popolare romano. Ormai il linguaggio social media, le abitudini quotidiane sono diventate parte integrante della vita realte. Il virtuale viaggia in simbiosi con quello che è il modo di fare di tante persone. I social media hanno preso piede inizialmente negli adolescenti e nei giovani in generale, ma con il passare degli anni l’età di chi utilizza facebook si è alzata notevolmente. Per la terza età è un modo per stare connessi con il mondo, per interagire, confrontarsi e mantenere rapporti con persone a distanza. In fondo facebook ha rivoluzionato una socialità che interagisce dietro ad una semplice tastiera. Come per tutte le cose, dipende dal tipo di utilizzo che se ne fà, dal tipo di amicizie che si hanno. Oggi il social media è la cassa di risonanza di un web marketing per aziende, professionisti e imprese. Ma è anche un modo prettamente personale, con cui ciascuno stabilisce cosa e come voler/poter comunicare agli altri. Esiste la possibilità di restringere il campo di diffusione dei post, di schermare persone amiche, anche per localizzazioni di zona. Ma una gran parte di persone utilizza l’open space, quindi tutto è visibile a tutti. Essendo una platea molto varia, quella dei nostri followers ed osservatori, qualsiasi cosa pubblichiamo può essere sottoposto ad un giudizio. E così alla critica ad personam oggi si aggiunge quella virtuale. Hai visto tizio, ha messo mi piace a caio. Oggi si osserva un like come fosse chissà cosa. Invece chi ha inventato facebook sà bene come funziona il sistema. Sono i like ad alimentare il sistema di connessioni e di contatti, e che consentono di interagire e far conoscere ciò che si pubblica. Quindi facebook è anche uno strumento di lavoro, talvolta anche principale. Tanti siti, portali web, testate on line, resterebbero infatti statici ed inattivi se i link prodotti non venissero condivisi con i social media. In una campagna di marketing, dopo la “produzione” c’è l’aspetto di diffusione, e Facebook è ovviamente in testa a tutto. Esistono oggi veri e propri specialisti in social media, Social media manager, social media expert, i quali studiano l’interattività su questi fronti e la applicano con grandi risultati. Una attività che utilizza i social quotidianamente, è sicuramente proiettata ad incrementare notevolmente ed in brevissimo tempo il proprio fatturato. Il problema sta nel fatto che molti non hanno la sufficiente cognizione di come fare campagne marketing, anche su se stessi. Le professionalità, infatti acquisicono commesse e lavori, anche in base a ciò che pubblicano. Dunque ogni cosa ha il suo posto, ed il suo livello. Quando questi si mescolano, non si comprende ad esempio il motivo dei tanti selfie. Ai ragazzi sono ammessi, poichè giovani… e quindi bocche a culo di gallina, cori da stadio, discoteche e vari cocktail superalcolici sono ammessi. Mentre per i più attempati il selfie sembra voler offendere il comune senso del pudore di quanti hanno i profili, senza interagire e con l’unico scopo di farsi i selfie degli altri. Anche questo è Facebook. Del resto nella vita reale, se lasciassimo aperta la finestra della cucina di casa, senza tende e con luci accese, anche i vicini sarebbero in grado di vedere cosa stiamo facendo. Il web è così, ha dei vantaggi e degli svantaggi e comporta anche dei seri rischi, come nel cyberbullismo, negli adescamenti in rete che sono trappole talvolta anche mortali. Il legislatore, così come gran parte degli utenti conoscono i social media in maniera marginale, alcuni ne sottovalutano rischi, altri le potenzialità. Ed il legislatore che non conosce la materia nemmeno riesce a normare questo settore che è in continua evoluzione. Tanto che spuntano forme di intelligenza artificiale nella produzione di contenuti specifici per il web e per i social media in generale. Come per il modo di porsi, di vestirsi, se si è nello standard della conservazione, tutto può restare nella norma. Un uomo in abito blu con camicia celeste e cravatta azzurra, con mocassini neri, capelli brizzolati bassi con riga da una parte stile brillantina Linetti probabilmente resta nel marasma generale, ma ecco che se si esagera con una Hogan colorata ai piedi, l’abito diventa azzurro invece del blu… allora si attira l’attenzione e si diventa esagerati poichè si supera quel limite di staticità conservativa. E quindi come nella vita reale, anche nel virtuale però non è che esista una entità che sia in grado di determinare cosa in effetti sia giusto o sbagliato. Il selfie è entrato nei titoli delle canzoni, come l’esercito dei selfie di Fragola, o come offline di Paola Turci. In questo secondo caso titolo attualizzato con una canzone gradevole e che ha un suo significato da ricercare. Il libero arbitrio dunque di cui siamo dotati rientra anche nel web del terzo millennio avanzato, e come si può non essere “capiti” in un discorso tra colleghi, in famiglia o tra amici, questo rischio è palese anche nel web. La soluzione? Essere consapevoli che comunque non si potrà mai piacere a tutti, e che se si decide di utilizzare il social come complemento espressivo di se stessi, esternando professionalità, naturalezza, scherzi o selfie di rito… bisogna comunque essere liberi, purchè ovviamente tutto rientri nel rispetto di se stessi e degli altri che vedono. La libertà dei selfie ha il suo prezzo da pagare, suscita simpatia in alcuni, antipatia in altri. E del resto se ognuno si facesse i serfi sua, tutto andrebbe meglio per tutti.