Anche il bullismo ha subito le sue evoluzioni nel corso della storia. L’intensificazione maggiore però, per lo meno nella nostra martoriata nazione, risale proprio agli ultimi anni. E le generazioni che hanno beneficiato della abolizione del servizio militare di leva OBBLIGATORIO, hanno fatto riscontrare un sempre crescente numero di bulli su strada. Ma lo sfarone, il maschio alfa, quello con gli attributi, il rozzo ed il cafone che prevaleva sul ragazzino dabbene ed educato di buona famiglia, è sempre esistito. Il capobanda, è quella figura che per carattere e per un suo fascino riesce ad esercitare un potere sugli altri. Ma mentre fino a poco tempo fa si parlava di “branco”, oggi si parla di bullismo atipico, solitario, sfrontato e dettato da un delirio di onnipotenza in cui i ragazzi, specie gli adolescenti maturi vanno a ritrovarsi. E’ una vera e propria patologia, che con il tempo è destinata poi a creare problemi agli stessi sfrontati che sfidano persone, istituzioni e la stessa vita con la quale poi devono, prima o poi fare i conti. E non è tanto la società di strada che origina tutto questo, quanto i contesti familiari.
Il permissivismo parossistico di genitori, nonni e bisnonni piegati su se stessi a comando di fighetti talvolta magri e coatti tutti con un guardaroba di livello, è il punto focale di questo problema sociale destinato poi ad approdare in tutti i contesti, dalla vita reale, al web, nelle scuole, negli ambiti di lavoro, negli uffici pubblici, ovunque. Anche i bulli sono di diverse categorie, ci sono quelli belli, che sanno di esserlo e fatto di tutto per affermarlo a se stessi, poi ci sono i gennarisavastani, che di bello hanno ben poco e colmano le frustrazioni della incombente obesità con il delirio dell’onnipotenza.
Di qui, i limiti superati costantemente, come nei casi di professori bullizzati a scuola resi inermi non da una vigliaccheria o codardia ma da leggi e non tutele che espongono di fatto l’insegnante a rogne e procedimenti in caso di qualsiasi tipo di reazione. Poi l’aggravante sono i genitori, i quali un tempo se chiamati da professori o docenti, erano soliti chiedere spiegazioni ai figli ed impartivano ad essi sonore punizioni destinate ad essere ricordate per lunga memoria. I figli di oggi non hanno fatto mai niente, non sono mai stati loro, e qui e là. Ma i veri bulli in fondo sono i genitori, quelli con gli occhi foderati al prosciutto che vedono, fingono di non vedere probabilmente per dimostrare insieme al loro figlio un bullismo di famiglia, di loro sì che sono tosti.
Comportamenti sociali che denotano tutta la debolezza degli esseri umani, che dell’evoluzione hanno fatto una involuzione di sistema. E siccome però atteggiamenti simili stanno diventando maggioranza, il perbenismo sta diventando eccezione. Come difendersi dunque da chi, nonostante la nostra ragione, vuole comunque sopraffarci. I migliori psicologi e psichiatri affrontano questo problema che afflligge parimenti molta gente che ci finisce in terapia. Va trovato un coraggio, che non si compra da nessuna parte, ma che può comunque emergere e anzi deve emergere. In certi casi l’impassibilità può essere un modo per fronteggiare, in altri, invece viene scambiata come debolezza. Ma ci sono casi in cui il branco, forte del numero dei cazzuti componenti fa da padrone e picchia, umilia, talvolta uccide senza capire cosa stia avvenendo. E’ il bullismo da divertimento, quello che deve rompere la noia, tra una canna e l’altra e nell’esaltazione degli stati confusionali della droga, in cui uno pur dovrà dimostrare in qualche modo che se la prende. Dunque le bocciature non saranno certo l’olio della Maddalena che sconfiggerà il bullismo ed il cyberbullismo anche perchè i vedi mandanti, in molti casi sono gli stessi familiari. Ai posteri le ardue sentenze. @ direttore
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