Il 1 Aprile 1998 la storica adesione al trattato di Schengen da parte di 22 paesi europei. 18 anni dopo la situazione è cambiata: crescono gli euroscettici, le violazioni al trattato si ripetono giorno dopo giorno e diminuiscono sempre più le possibilità di mantenere l’Unione Europea unita.
Il 1 Aprile 1998, a seguito dell’adesione dell’Italia alla Convenzione di Schengen, un’entusiasta Giorgio Napolitano, ministro degli interni dell’allora governo Prodi, dichiarava in un’intervista a Repubblica “(…) E’ stato molto importante il risultato raggiunto da questo governo dopo che l’Italia era rimasta fuori dal sistema di Schengen per non aver adempiuto una serie di condizioni. (…)”. Diciotto anni dopo gli animi in Europa sono cambiati. Schengen, la convenzione firmata da 26 paesi sulla libera circolazione, sembra vacillare. L’area Schengen è in fermento, causa il numero sempre maggiore di immigrati che attraversano le frontiere e le continue sospensioni del trattato da parte di alcuni stati firmatari. L’Europa, impegnata nel rebus della crisi economica, non ha saputo capire in tempo e anticipare le conseguenze di quella serie di manifestazioni e sommosse popolari, che ha investito il mondo arabo e che è passata alla storia come “Primavera Araba”. Se da un lato è vero che la situazione politica attuale di Tunisia ed Egitto sembra migliorare, in Siria e Libia la situazione è precipitata nel caos, causa l’avanzata dell’Isis e le guerre civili, giungendo oggi ad una crisi umanitaria senza precedenti. I dati relativi all’immigrazione rilasciati dal UNHCR raccontano che nel 2015 sono arrivati in Europa 366mila rifugiati, di cui la metà è siriana. Il passaggio di questa enorme carovana umana lungo i confini europei, non è stata vista da tutti i paesi in maniera positiva. Nel biennio 2014\15, si è passati dalle prime chiusure dei confini alla costruzione di muri. “Schengen: scommessa persa?”. Nel biennio 2014/15 il governo ungherese tramite il suo premier Viktor Orban, ha per mesi minacciato l’Europa di chiudere i propri confini e in seguito ha completato la costruzione di un muro sul confine con Croazia, Serbia e Slovenia. Per la prima volta vengono violati i diritti fondanti non solo di Schengen ma anche quelli dell’Unione Europea; infatti uno dei capi della Carta dei diritti fondamentali è il Capo V sulla cittadinanza in cui viene assicurata, tra paesi membri, la libertà di circolazione. Intanto la Francia, causa soprattutto i gravi fatti terroristici dello scorso Novembre, ha ripreso la chiusura dei confini italiani, belgi e tedeschi. La Gran Bretagna vigila sul canale della Manica, bloccando i migranti sulle coste francesi. Cameron, il premier inglese, inoltre, ha dichiarato di voler anticipare il referendum per la permanenza della Gran Bretagna nell’Unione Europea al 2016, scuotendo e non poco l’intera Eurozona. La Danimarca, oltre alla chiusura dei confini, ha varato una legge sul sequestro dei beni ai rifugiati. La Grecia, nella sua crisi senza fine, vacilla per l’ultimatum lanciato dall’UE di” riprendere il controllo delle sue frontiere” in poco meno di tre mesi e se non dovesse farcela rischierebbe la sospensione da Schengen: grave minaccia all’esistenza stessa dell’UE. Il futuro appare incerto e l’intera Eurozona si domanda se è davvero arrivata la fine del sogno Europeo tanto rincorso. A Bloomberg, il premier Renzi, forte dell’appoggio tedesco, si rivela” Preoccupato” che Schengen possa essere arrivato al capolinea. Dal canto suo Giorgio Napolitano 18 anni dopo avverte sul Corriere della Sera:”(..) guai a far saltare l’accordo di Schengen, a ristabilire confini nazionali e ad erigere muri (…)”.