Dei quattro Elementi, l’Acqua, è quella sostanza che, in qualche modo li contiene tutti.
Quello che potrebbe sembrare un paradosso, riferito al fatto che l’acqua non può contenere il fuoco, è oggi un mito oramai sfatato. dal momento che una recentissima scoperta scientifica ha dimostrato che l’acqua si incendia…
Si l’acqua è infiammabile! Lo afferma uno scienziato americano che dopo la scoperta è stato contattato dall’Alto Comando Militare (USA) affinché collabori strettamente con loro (come sempre). La scoperta è avvenuta in seguito a degli esperimenti in campo Bio-Genetico quando si tentava di bombardare alcune cellule cancerose con le onde radio a bassissima frequenza. Improvvisamente il liquido che le conteneva investito dai raggi delle micro onde, si è letteralmente incendiato bruciando sino a scomparire senza lasciare tracce.
Lo strano fenomeno ripetuto più volte. ha attestato che l’acqua, quindi, è infiammabile.
Questa inusitata sbalorditiva scoperta, ha sfatato quindi il luogo comune che vuole l’acqua, ignifuga, potendosi trasformare, sì in vapore, ma solo con l’ebollizione. Dal momento che, contrariamente, si è dimostrato che si possa incendiare. L’aspetto paradossale, si dissolve come la stessa acqua usata nell’esperimento, pertanto, come dicevo, questo Elemento contiene in parti “indefinite” tutte le sostanze che lo rende simile, anzi uguale agli altri Tre Elementi.
Fin dalle origini, l’Acqua, è stato il veicolo principale che ha creato e permesso la vita.
Questo Elemento indispensabile alla sopravvivenza è quello che fin dai tempi più remoti, l’uomo, ha tenuto nella massima considerazione come un dono divino, al quale lo ha accostato. Naturalmente questo dono prezioso ha contribuito, associandolo ad una divinità, a creare dei riti che si sono poi tramandati alle leggende giungendo fino a nostri tempi.
L’Acqua è servita ai lavacri rituali, oltre che all’uso dell’igiene personale, dalla quale ha attinto, per presentarsi dunque puliti e “candidi” innanzi al Dio invocato.
A questo punto, è chiaro che si sia creato un culto vero e proprio, un culto che prevede degli obblighi da seguire come rituale specifico. Questo fenomeno che ha catturato la fantasia dell’uomo sin da allora, si è manifestato nel mondo intero sebbene nelle forme più disparate…
In ogni latitudine si è osservato che l’uso rituale dell’acqua è stato sempre usato ed un esempio classico moderno, è il Gange, in India. Lo stesso rituale è manifesto nel battesimo Cattolico Cristiano, nel lavaggio dei piedi usato dai Musulmani prima di entrare alla Mecca, ma questi esempi scivolano indietro nel tempo e ci riportano alle antiche culture come la Sumera e Babilonese che, nell’area Medio Orientale, tra il Tigri e l’Eufrate ha coltivato per millenni usi e costumi legati poi indissolubilmente all’acqua che i due grossi fiumi hanno alimentato la vita di quelle genti come la stessa cultura Egizia che attraverso il Nilo, tuttavia non divinizzato, per gli effetti che produceva con il ciclico straripamento delle acque, permetteva la continuità della vita elargita dal Dio – Hapy – ( Hapy; nome del Nilo dalla traduzione geroglifica) che obbligava i suoi sacerdoti ad un rispetto ferreo dei rituali.
La casa – tempio del Faraone, era il luogo dove si celebravano i riti legati al Nilo: Nello stesso tempio, era situata una immensa vasca dove il Faraone assistito di sacerdoti officiava ed implorava la divinità affinché soddisfacesse i desideri e le preghiere dei fedeli.
Con un sofisticato sistema idraulico, l’acqua del Nilo era portata alla vasca dove periodicamente si eseguivano i riti così officiati:
I sacerdoti che facevano corona intorno al Faraone, erano vestiti di una pelle di leopardo posta sopra la tunica bianca, avevano la testa rasata, e quattro volte al giorno purificandosi con i bagni fungevano da intermediari tra i fedeli e la divinità MUT (dea della guerra e delle inondazioni) alla quale si incoccavano.
Oltre che in Egitto, lo stesso culto si diffuse poi, in tutto il mondo di allora, approdando a suo tempo a Roma la dove la cultura egizia era stata importata. Roma, multietnica e culturalmente straordinariamente avanzata, era anch’essa legata al culto delle acque come, d’altronde, tutte le città del mondo antico ci riporta in Sardegna, terra dove il culto era piuttosto esteso e praticato sin dagli albori.
Oltre 12000 anni fa, alla fine delle glaciazioni, nel Wurmiano, genti provenienti dall’Africa, dalla Spagna e poi dalla Liguria attraverso la Corsica che allora era ancora unita alla Sardegna in un unico “continente” chiamato Tirrenide o Posidonia, così chiamato successivamente dai Greci, queste genti iniziarono a praticare dei riti legati al culto delle acque.
Tale culto era collegato alla luna che rifletteva i suoi raggi sull’acqua, creando effetti fantasmagorici che impressionano notevolmente officianti e fedeli, durante il plenilunio nelle notti tra Dicembre e Febbraio, a mezzanotte, quando la luce della luna cade perpendicolare sullo specchio dell’acqua, il riflesso argenteo che risalendo le scale fuoriesce dal pozzo,… lascia immaginare quale impressione potesse creare.
(Vedi studi di Edoardo Proverbio, Astronomo, e Carlo Maxia, Archeologo, due ricercatori dell’Università di Cagliari.)
Dai rilevamenti scientifici così rivelati, prendono finalmente corpo tante leggende legate a questo culto delle quali si può estrarre un compendio su quanto succedeva, allora, durante i riti.
IL RITO
“Un ipotetico caso sullo svolgimento del rituale dell’acqua.”
L’ imponente mastio di “Santu Antine” è illuminato a giorno, quella, la Regia Sacra dalla quale i Sacerdoti seguiti dal Capotribù, dignitari, militari e popolo tutto in un corteo lunghissimo che si snoda fino al Pozzo Sacro, seguono il Principe.
Sebbene il percorso sia brevissimo, il tempo sembra si sia cristallizzato, immobilizzato non passa più.. Il loro incedere è lentissimo nonostante il clima, quella notte, non sia troppo clemente… Il freddo della notte, quello venuto da nordest è molto pungente e graffiante, ma non incide più di tanto sui propositi che sono prefissi per quella notte e già da tempo preannunciati.
Al seguito, musici ed officianti salmodianti, tutti con una torcia in mano, sfilando, creano un effetto surreale tale, impressionante e fantastico.
Dentro e fuori, il Recinto Sacro antistante Il Pozzo, è gremito di gente che freme nell’attesa e fa da corona in due larghe ali al corteo che si avvicina.
In piedi, un Sacerdote ed alcuni assistenti attendono il corteo con il Principe che assisterà al rito che si compirà tra breve.
Un brusio generale si accende e si spegne all’istante alla presenza del capo che ha appena varcato la soglia dell’area sacra….La fissità del suo sguardo volto al pozzo, all’ingresso, si volge improvvisamente al cielo dove la luna con la sua luce splendente illumina gli astanti mentre si avvicina sempre più all’orifizio aperto sulla verticale del pozzo dove lascerà cadere i suoi raggi.
A tre metri dal Sacerdote che lo aspetta, il Principe si ferma e si volta verso il suo popolo che intanto si è inginocchiato reverente in segno di rispetto. Alzata la mano destra in segno di saluto e protezione, benedice tutti e voltatosi ancora si pone innanzi all’altare che è stato allestito per l’occasione, altare sul quale, nel frattempo, era stato posto un animale da sacrificare alla Dea Madre, la Luna, che, con i suoi raggi avrebbe rigenerato l’acqua, purificata poi, attraverso il sacrificio che pochi stanti dopo si sarebbe compiuto in onore della divinità.
L’aureo colore del coltello di bronzo balenò per un istante alla luce lunare ed affondò profondamente nel collo della vittima sacrificata, senza proferire un lamento, come fosse cosciente dell’importanza del suo ruolo in quella particolare occasione…Mentre il sangue sgorgava a fiotti, il sacerdote ne raccolse una piccola parte in una ciotola e ne versò alcune gocce nell’acqua del pozzo nell’istante che la luna immergeva i suoi raggi rigeneranti e purificatori sull’acqua tinta di sangue che si dissolse in un istante mentre si compiva il Miracolo. La lama di luce argentea che si stagliò dal pozzo, impressionò notevolmente la moltitudine che aspettava fremente il responso della divinità, la luce fantasmagorica che si stagliò verso il cielo illuminando l’intera area e le genti che aspettavano, le fece esplodere in visibilio con un canto di ringraziamento che preludeva allo sfarzoso banchetto organizzato in precedenza, già qualche giorno prima, nell’attesa che si compisse il miracolo tanto bramato.
Alla conclusione del rito, il Principe, seguito dal corteo che lo aveva accompagnato, salutato il popolo tutto ed augurato un felice e prospero futuro… si incamminò per tornare alla regia dove l’intera famiglia a dignitari vari lo aspettavano per fare festa.
Intanto la stessa festa si consumava dentro e fuori il Sacro Recinto dove le genti si erano accalcate.
Il vino ed altre bevande ricavate da cereali fermentati scorreva a fiumi quella notte, accompagnando le carni che erano state arrostite e bollite poste in una marea di grossi bacili di pietra dove sul fondo, mirto ed altre erbe aromatiche impreziosivano il gusto di quelle pietanze prelibate… Non mancavano formaggi di vario tipo, frutta fresca e secca, abbondava insieme al latte freschissimo munto la stessa sera. Non mancavano neanche i pesci ed i frutti di mare di cui erano golosi e per il fatto che il mare poi, non era troppo lontano dalla zona, naturalmente c’erano anche quelli pescati nei fiumi e negli stagni dove abbondavano le anguille, anch’esse prelibatissime.
Una festa meravigliosa accompagnata da canti e suoni di tamburi e strumenti a fiato, flauti e Launeddas suonavano ininterrottamente inebriando il pubblico che scioglieva i propri freni inibitori con abbondanti bevute, mentre la notte, seppur freddissima, sembrava non esistesse intanto che scorreva lentissimamente ma, scaldata da enormi falò innalzati per l’occasione e che continuavano ad ardere fin oltre il sorgere dell’alba, un alba nuova, un giorno nuovo carico di buoni auspici portati dall’evento miracoloso verificatosi nell’istante del sacrificio, in quella notte appena trascorsa.
Appagati, finalmente, gradualmente tornarono tutti alle loro capanne.
***************************
Storie più o meno simili si sono alternate vicendevolmente nei tempi, così il culto dell’acqua è ancora presente attraverso il battesimo nella Chiesa Cattolica. Il rito del battesimo ripete l’antico lavacro purificatore, infatti, esso ha la funzione di lavare il peccato originale e di rendere “puro” il neonato, “Purificato” appunto.
Alla stessa maniera l’”Acqua Santa”con la quale ci si segna con la croce entrati in chiesa, ha la stessa funzione, cioè, quella di presentarsi “puri” lavati simbolicamente, innanzi all’Altare.
Questo culto antichissimo, vediamo che è stato trasformato a suo tempo e riutilizzato dalla Chiesa Cattolica, come ha sempre fatto, imponendo nomi cristiani a luoghi, città e paesi dove si praticassero antichi culti pagani con la scusante della cristianizzazione.
Così facendo, con la trasformazione dei nomi molti dei luoghi, come detto, sono andati scomparendo almeno per quanto i riti che anticamente si tenevano in determinate località.