Per favorire e sviluppare risposte socio-sanitarie appropriate, flessibili, che meglio guardano ai bisogni delle persone affette da dipendenze patologiche (droghe, alcol, tabacco, gioco d’azzardo, etc.), va allargata la sperimentazione dello strumento budget di salute. Trattasi di un investimento inteso come sintesi delle risorse economiche, professionali e umane a cui devono partecipare lo stesso paziente, la sua famiglia, la sua comunità, per attivare un percorso finalizzato a ridare ad una persona, attraverso un progetto terapeutico-riabilitativo individuale, un ruolo sociale accettabile.
Il concetto è stato espresso a Trieste dall’assessore regionale alla Salute, Maria Sandra Telesca, al convegno nazionale “L’appropriatezza degli interventi specialistici nelle vecchie e nuove residenzialità” promosso da FeDerSerD (Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze) e, nel corso del quale, alla presenza di diversi consiglieri regionali della terza commissione, presieduta da Franco Rotelli, si è parlato di attività, progettualità e nuove proposte di miglioramento dell’offerta al cittadini.
In un contesto di riferimento che parte dalla legge 685/1975 di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, che ha riconosciuto la dipendenza come problema di salute e non come vizio da reprimere, durante il confronto, presieduto da Roberta Balestra e Roberta Sabbion, si è riflettuto in particolare sui percorsi di integrazione socio-sanitaria e continuità assistenziale al centro del processo di applicazione della riforma sanitaria regionale del 2014. L’intento è quello di perseguire una maggiore omogeneità territoriale tra le Aziende e di esportare le buone prassi già in atto per arrivare all’adozione di un modello unico.
Già costituite alcune reti cliniche di continuità ospedale-territorio tra le diverse strutture che si occupano di dipendenze, secondo Telesca ora è prioritario investire nuove risorse per dare risposte sempre più appropriate. Da qui l’intenzione di innovare il piano triennale sulle dipendenze 2013-15.
“Oggi la sfida vera è scrivere regole nuove per far sì che la rete dei servizi, anche attraverso una valutazione approfondita per capire se quanto stiamo facendo va nella direzione giusta, permetta una presa in carico sempre più efficace anche grazie ad un maggiore coinvolgimento delle tante associazioni e delle comunità non terapeutiche presenti sul territorio”, ha detto l’assessore regionale, sottolineando come serva anche favorire l’emersione della domanda “perché chi è affetto da queste problematiche in genere non cerca aiuto”.
Nel 2016 i servizi delle dipendenze delle Aziende sanitarie hanno assistito quasi 10mila persone. L’85% riguarda tossicodipendenze (sostanza primaria d’abuso l’eroina) e alcol. In leggero aumento gli under 20. Tra essi, a destare preoccupazione è il cosiddetto fenomeno del binge drinking che consiste nel concentrare in breve tempo più assunzioni alcoliche, con ubriacatura e perdita di controllo. Appare costante, anche se contenuto, l’incremento delle persone in carico per gioco d’azzardo. Erano 421 lo scorso anno. Ma, è stato spiegato, si tratta solo della punta di un iceberg.
I servizi delle dipendenze hanno compiti di prevenzione, cura e riabilitazione. Accertata la diagnosi attraverso strumenti clinici e di laboratorio, viene formulato un progetto terapeutico personalizzato e monitorato nel tempo.
Interventi che, in una logica proattiva, portano i servizi per le dipendenze a lavorare in stretta correlazione con il privato sociale e l’associazionismo e che, necessitando di risorse adeguate, possono dunque trovare una riposta proprio nel budget di salute per affrontare globalmente e in maniera sostenibile un disegno di salute di comunità che, ha concluso Telesca, “vede un crescente impegno della sanità regionale nella prevenzione, attuata in particolare nelle scuole”.