E’ la bevanda più diffusa nel mondo
di Antonio Agosta (Redazione Siclia)
La diffusione del caffè, nel mondo musulmano, si fa risalire al tredicesimo secolo come bevanda in alternativa al vino vietato dal Corano. Mentre nel nostro Paese, in origine nella città di Venezia e successivamente nel resto della penisola, arrivò nel 1600 attraverso il fiorente commercio con l’Impero Ottomano, preparato con la tostatura molto scura seguendo la preparazione alla turca. Inizialmente fu accolto con perplessità, perché si credeva fosse la bevanda del Diavolo per il colore nero. Fu Papa Clemente VIII che la battezzò in nome di Dio dopo averlo sorseggiato per risolvere la disputa. I primi a tenere a battesimo il caffè, come rito mattutino, furono i napoletani accompagnandolo al croissant nei bar sparsi nella città. Però, tuttavia, il mito del caffè nella città partenopea, si deve anche al musicologo Pietro Della Valle di origine romane, dopo il ritorno da un lungo soggiorno in Terra Santa. In quella occasione ebbe modo di apprezzare il piacere della bevanda dal colore scuro e intenso, portando con sé dei chicchi di caffè verde per dare inizio al rito del caffè.
In Italia, ad eccezione di qualche paese europeo, il caffè è un vero rito al quale non si può rinunciare. “Ci prendiamo un caffè?”. Frase tipica di chi vorrebbe scambiare due chiacchiere con l’amico o l’amica, parlare di lavoro, o semplicemente per spezzare la giornata lavorativa lunga e pesante. Spesso i bar sono attrezzati per le zone caffè, con i tavolini isolati dietro dei separé o sotto la luce del sole ad osservare la vita che scorre.
Sempre in Italia, nell’ultimo decennio, si sta riprendendo una vecchia tradizione nata nei primi del ‘900 a Napoli, quella di lasciare il “caffè sospeso” per chi verrà dopo, consolidata soprattutto tra la gente del popolo. L’iniziativa era rivolta ai passanti meno fortunati nella vita di tutti i giorni, i quali si avvicinavano al bancone del bar e chiedevano:c’è un sospeso per me?. “Il caffè sospeso” scrivendo così: “Quando un napoletano è felice per qualche ragione, invece di pagare un solo caffè, quello che berrebbe lui, ne paga due, uno per sé e uno per il cliente che viene dopo”. Parole dello scrittore Luciano De Crescenzio estrapolate dal suo libro intitolato: “Il caffè sospeso”.