Editoriale – Quanto la politica non sia affatto statica lo testimoniano le consultazioni interne al Partito Democratico che si sono concluse ieri. Un ministro in carica sfida il suo ex primo ministro ex segretario nazionale, ed un Emiliano seppur caratterizzato da un certo stile pacato e di confronto non ha certo bucato lo schermo. Quest’ultimo probabilmente ha commesso diversi errori, come le troppe aperture a destra e a manca che gli hanno fatto perdere forza invece di acquisirla. Il ministro Orlando, ha combattuto una battaglia da soldato più che da generale come invece deve essere in questi casi. E quindi il Matteo rimandato a casa in Toscana, al quale gli italiani, e lo stesso Pd avevano fatto fare doppie valige dopo l’esito referendario con la vittoria del “NO”, oggi torna ad essere indiscusso protagonista della scena politica, e molto più di prima, meglio di prima. La politica ha delle regole non scritte, può farti diventare primo ministro, e mandarti a casa con estrema semplicità, Poi però se le circostanze lo consentono, con un pò di fortuna e di astuzia tutto cambia. Perchè nulla cambi? Non è così. L’analisi sull’affermazione di Renzi trova diverse spiegazioni, una è sul suo carisma un pò fuori dalle righe che nelle vesti del primo ministro lo faceva sembrare un pò burlone per certi versi. Invece, oggi, mentre si vive un futuro sempre più incerto, probabilmente il popolo delle urne che ha scelto di pagare le due euro per dare il suo contributo, è stato coinvolto emotivamente, e non solo con apporto interno del PD. In questo risultato c’è sicuramente l’intervento di forze moderate o di gruppi di pensiero responsabili, che hanno ben capito quale rischio incombeva sull’Italia. E le primarie del PD oggi più che mai rappresentavano una occasione storica. Se avesse vinto Emiliano cosa sarebbe accaduto? Diaspora dei renziani in massa. Se avesse vinto Orlando? stessa cosa, poichè il Ministro in carica pur se competente nel suo ruolo non ha molta dimestichezza in coinvolgimento delle masse. Renzi è stato questa volta scelto dal popolo, non si potrà dire che non è stato eletto o legittimato. E questa sua spinta propulsiva viene da una maggioranza molto più ampia che vede si protagonista il Pd, ma sempre con aperture moderate e con vedute inclusive. Probabilmente chi sottovaluta questa segreteria sbaglia e di grosso. Tutto è pronto per le elezioni a scadenza naturale. Renzi da segretario nazionale del PD continuerà ad agire ed a far crescere la sua azione politica, supportando sicuramente il suo ex governo, ma tracciando parimenti una nuova linea per una fase politica di lunga durata. Chi potrà competere con il renzismo del terzo millennio? Ora proprio nessuno, questa incoronazione annulla le rimostranze delle vecchie classi dirigenti che sgomitano in ogni dove pur di riprendere la scena. I pentastellati non saranno certo contenti, avrebbero certo gradito un bell’Emiliano o un Orlando alla guida del Pd. I cinquestelle non riusciranno a stare dietro a Renzi. Il centro destra benchè motivato, non potrà trovare quella forza e quegli equilibri per ricreare una sorta di pentapartito come un tempo. E quindi Alea Iacta est. Ai posteri le ardue sentenze.
Daniele Imperiale
Manfredi De Andrade
Questo articolo è stato generato con format innovativo Data Profile Entity – Le nuove frontiere della comunicazione
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