di Antonio Agosta (Redazione Sicilia)
Il Consiglio dei Ministri, con una riunione straordinaria alla presenza del presidente Matteo Renzi, ha approvato il decreto salva banche per agevolare la tempestiva attivazione dell’entrata in vigore, dal prossimo 1° gennaio 2016, delle norme europee sul bail-in, legge approvata a Bruxelles due anni fa, un meccanismo che attingerebbe denaro dei correntisti in caso di fallimento di una banca, con il consenso tacito dello Stato. Un decreto fatto apposta per salvaguardare quattro banche in difficoltà: Cassa di risparmio di Ferrara S.p.A, Banca delle Marche S.p.A, Banca popolare dell’Etruria e del Lazio – Società cooperativa e Cassa di risparmio della Provincia di Chieti S.p.A. Un piccolo regalo, quasi natalizio, da parte di Renzi nei confronti di Pier Luigi Boschi, vicepresidente della Banca popolare dell’Etruria, istituto bancario più volte salvato per rischio commissariamento, padre del Ministro delle Riforme costituzionali Maria Elena Boschi.
Il bail-in, termine apparentemente innocuo, è il nuovo schema europeo bancario previsto dal 1° gennaio prossimo, con il quale si eviterà il fallimento di un’azienda privata con i soldi della collettività, come assicura Renzi, trascinando nel baratro gli azionisti e i correntisti con oltre i 100 mila euro, garantiti per loro fortuna dal DGS (sistema di garanzia dei depositi), oltre a tutelare la continuità lavorativa a papà e fratello Boschi.
Renzi conferma che il decreto non è finanziato o supportato con denaro pubblico, perché se ne occuperà il Fondo nazionale di risoluzione mettendo sul piatto 3,6 miliardi di euro per il salvataggio e con due linee di credito messe a disposizione da Unicredit, Ubi e Banca Intesa Sampaolo.