Roma – La vittoria del Movimento Cinque Stelle ai ballottaggi “è netta”, il Partito democratico dovrà affrontare il tema alla prossima direzione “con franchezza”, ma ora è il momento di mettere da parte le chiacchiere “e lavorare tutti insieme per il bene dei cittadini italiani”. Matteo Renzi affronta il tema della sconfitta elettorale, la prima del suo partito da quando si è insediato al Nazareno, dosando sapientemente la funzione di segretario e quella di presidente del consiglio. Non a caso l’occasione scelta per parlarne è stata la conferenza stampa con Massimo Bottura, vincitore del World’s Best 50 restaurant, una sorta di Oscar della cucina.
“Dobbiamo essere chiari e utilizzare lo stile di chiamare le cose con il loro nome. Hanno votato in mille e trecento comuni, ci sono risultati molto diversi per cercare di dare una lettura omogenea. Noi confermiamo che si tratta di un voto con ragioni di forte valenza territoriale, ma c’è un elemento nazionale nel ballottaggio. Una vittoria molto netta dei Cinque Stelle“, riconosce Renzi che poi sottolinea come, quello di ieri, “non sia stato un voto di protesta, ma un voto di cambiamento”.
Da Raggi a de Magistris, i vincitori “contro i poteri forti”
Ciò non significa che il segretario assolva il Pd, anzi. Spiega Renzi che “il voto in alcune città deve fare riflettere il Pd e lo faremo nella direzione del 24 giugno . Serve una discussione vera, franca e sincera”. Anche perché, sottolinea, “il 24 giugno èsan Giovanni. A Firenze si dice ‘san Giovanni non vuole inganni’. Quindi sarà una giornata magnifica”.
La minoranza Dem incalza Renzi, il Pd cambi rotta
Intanto, però, la minoranza del partito è sul piede di guerra. Gianni Cuperlo chiede di non liquidare la sconfitta tirando in ballo una rottamazione non pienamente compiuta. Né di cedere all’idea che per vincere basti trovare candidati giovani e belli. E se l’ex presidente dell’assemblea dem non chiede le dimissioni di Renzi da segretario, insiste perché si rivedano i meccanismi dell’Italicum: “Pensare che questo segnale non abbia una ricaduta potenzialmente drammatica su un eventuale ballottaggio nel voto politico rischia di essere una illusione ottica. Cambiare la legge elettorale”, continua Cuperlo, è la condizione per garantire una maggiore stabilità e un equilibrio tra il principio della governabilità e quello della rappresentatività che oggi non c’e'”. Ma il tema della modifica dell’Italicum, risponde Renzi, “non e’ all’ordine del giorno”. In quanto alla necessità di cambiamento dentro il Partito democratico, poi, il segretario risponde ispirandosi ancora una volta allo chef: “Io continuo ad emozionarmi per la lasagna della nonna. Ma sono anche consapevole della necessità di saper coniugare i valori della nostra comunità politica aprendoci al nuovo, senza cadere nel nuovismo”.
Smessa la giacca del segretario, Renzi torna ad indossare quella del premier quando assicura piena collaborazione a tutti i sindaci neoeletti, “da Virginia Raggi al sindaco di Casina, da Virginia Raggi, fino all’ultimo sindaco di Casina, un comune di duemila abitanti in cui si è andati, non al ballottaggio, ma allo spareggio. Il governo aiuterà tutti a fare un buon lavoro” perché “prima delle divisioni di parte ci sono i valori che gli italiani chiedono di difendere. E’ normale”, continua il premier, “nell’esperienza di un governo che ci siano amministrative che vanno bene e altre che vanno un po’ meno bene. E’ importante che chi vorra’ collaborare istituzionalmente sappia che noi ci siamo”. (AGI)