
Si parla di 10 milioni di euro per i produttori che abbiano scelto di attuare misure di programmazione produttiva, tutelando in maniera più efficace il loro reddito. E altrettante risorse sono destinate al finanziamento del Fondo nazionale indigenti e verranno utilizzate per l’acquisto di latte crudo da trasformare in UHT e distribuire ai più bisognosi attraverso la rete degli enti caritativi che fanno parte del Tavolo del Mipaaf. “Questo stanziamento – spiega il ministero – consentirà un intervento concreto per evitare sprechi alimentari legati alla mancata vendita del latte da parte delle stalle”.
Il ministro Maurizio Martina spiega di voler “affiancare i produttori al meglio, consapevoli delle difficoltà di questi momenti e con l’obiettivo prioritario di aiutare 34 mila aziende lattiere a superare questa fase. Per questo stiamo lavorando anche a livello europeo, perché a fine mese ci aspettiamo che la Commissione Ue faccia un salto di qualità nelle proposte. La crisi del latte, della zootecnia e dell’ortofrutta non attende”.
“Con il decreto poi – ribadisce Martina – abbiamo scelto di potenziare l’intervento contro lo spreco alimentare di latte e per la sua distribuzione agli indigenti con il prezioso aiuto degli enti caritativi”.
Sempre in tema quote latte, le regioni Lombardia e Veneto hanno scritto una lettera alla Conferenza delle Regioni, a firma degli assessori all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, e del Veneto, Giuseppe Pan. In particolare la lettera è stata inviata all’assessore della regione Puglia, Leonardo Di Gioia, presidente della Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni, e affronta le questioni relative alle quote latte e alle procedure di prelievo forzoso predisposte da Agea.
“Rispetteremo quanto dispone la legge – dichiara Fava – ma non abbiamo alcuna intenzione di operare vessazioni disposte unilateralmente Agea e dal ministero delle Politiche agricole, con lo scopo di trattenere soldi degli allevatori non dovuti”.
Nella lettera gli assessori Fava e Pan chiedono di “provocare un doveroso chiarimento sulla vicenda da parte del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, e dei conseguenti eventuali atti normativi”, segnalando che nell’attesa “le scriventi Regioni procederanno unicamente alle attività indifferibili, che competono ai sensi del comma 9 articolo 1 della legge 119/2003, come le intimazioni e/o l’iscrizione delle relative somme nel registro debitori”.
Lombardia e Veneto non vogliono dunque procedere contra legem, ma desiderano avere delucidazioni, alla luce di alcune sentenze del Tar (l’ultima in ordine temporale la 184/2016 del Tar dell’Emilia-Romagna), alcune in contraddizione fra loro, secondo le quali “non sarebbe motivata la ragione dell’intervenuto mutamento dei criteri e delle regole di compensazione, introdotte dalla Legge nazionale 91/2015, a campagna chiusa e col mancato previo coinvolgimento della Commissione europea nell’adozione dei nuovi criteri posti a presupposto delle operazioni di compensazione e prelievo”.
Tra i punti da chiarire: “come mai, nonostante l’Unione europea avesse previsto il pagamento dell’importo del prelievo dovuto relativo al periodo annuale a decorrere dal 1° aprile 2014 con tre rate annuali senza interesse, l’Italia non ha adottato tale soluzione”.
Inoltre, hanno rilevato Lombardia e Veneto, “la legge 119/03 e’ chiara nel destinare al fondo comunitario solo una parte del 5% del prelievo riscosso oltre quello che deve essere versato alla comunita’; ogni ulteriore tentativo di trattenere i soldi riscossi o imputati in eccesso per essere destinato ad altri fondi, deve essere considerato a tutti gli effetti contrario al diritto comunitari”.
Eppure, hanno rilevato gli assessori Fava e Pan, sulla scorta delle sentenze del Tar, “nel caso dello stato italiano, oltre il 70% dell’importo imputato a debito non e’ destinate al pagamento del prelievo supplementare dovuto dall’Italia alla Ue”, ma ad un generico “fondo per gli interventi nel settore lattiero-caseario istituito presso il ministero delle Politiche agricole, in contrasto con quanto previsto dai regolamenti europei per l’annata 2014/2015”.
Fino a quando il ministro Martina non avrà chiarito, “le strutture tecniche di Veneto e Lombardia si atterranno esclusivamente alle attivita’ indifferibili, come le iscrizioni delle somme nel registro debitori. Nessuna volonta’ di trasformarsi negli esattori di somme oggetto di possibili contestazioni”.