Il settore del latte sta attraversando una grave crisi e il Consiglio dei Ministri del 20 giugno ha approvato nuovi interventi di sostegno. In particolare si stabilisce il finanziamento diretto di accordi volontari di programmazione della produzione di latte, consentiti dall’Unione europea.
Si parla di 10 milioni di euro per i produttori che abbiano scelto di attuare misure di programmazione produttiva, tutelando in maniera più efficace il loro reddito. E altrettante risorse sono destinate al finanziamento del Fondo nazionale indigenti e verranno utilizzate per l’acquisto di latte crudo da trasformare in UHT e distribuire ai più bisognosi attraverso la rete degli enti caritativi che fanno parte del Tavolo del Mipaaf. “Questo stanziamento – spiega il ministero – consentirà un intervento concreto per evitare sprechi alimentari legati alla mancata vendita del latte da parte delle stalle”.
Il ministro Maurizio Martina spiega di voler “affiancare i produttori al meglio, consapevoli delle difficoltà di questi momenti e con l’obiettivo prioritario di aiutare 34 mila aziende lattiere a superare questa fase. Per questo stiamo lavorando anche a livello europeo, perché a fine mese ci aspettiamo che la Commissione Ue faccia un salto di qualità nelle proposte. La crisi del latte, della zootecnia e dell’ortofrutta non attende”.
“Con il decreto poi – ribadisce Martina – abbiamo scelto di potenziare l’intervento contro lo spreco alimentare di latte e per la sua distribuzione agli indigenti con il prezioso aiuto degli enti caritativi”.
Sempre in tema quote latte, le regioni Lombardia e Veneto hanno scritto una lettera alla Conferenza delle Regioni, a firma degli assessori all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, e del Veneto, Giuseppe Pan. In particolare la lettera è stata inviata all’assessore della regione Puglia, Leonardo Di Gioia, presidente della Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni, e affronta le questioni relative alle quote latte e alle procedure di prelievo forzoso predisposte da Agea.
“Rispetteremo quanto dispone la legge – dichiara Fava – ma non abbiamo alcuna intenzione di operare vessazioni disposte unilateralmente Agea e dal ministero delle Politiche agricole, con lo scopo di trattenere soldi degli allevatori non dovuti”.
Nella lettera gli assessori Fava e Pan chiedono di “provocare un doveroso chiarimento sulla vicenda da parte del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, e dei conseguenti eventuali atti normativi”, segnalando che nell’attesa “le scriventi Regioni procederanno unicamente alle attività indifferibili, che competono ai sensi del comma 9 articolo 1 della legge 119/2003, come le intimazioni e/o l’iscrizione delle relative somme nel registro debitori”.
Lombardia e Veneto non vogliono dunque procedere contra legem, ma desiderano avere delucidazioni, alla luce di alcune sentenze del Tar (l’ultima in ordine temporale la 184/2016 del Tar dell’Emilia-Romagna), alcune in contraddizione fra loro, secondo le quali “non sarebbe motivata la ragione dell’intervenuto mutamento dei criteri e delle regole di compensazione, introdotte dalla Legge nazionale 91/2015, a campagna chiusa e col mancato previo coinvolgimento della Commissione europea nell’adozione dei nuovi criteri posti a presupposto delle operazioni di compensazione e prelievo”.
Tra i punti da chiarire: “come mai, nonostante l’Unione europea avesse previsto il pagamento dell’importo del prelievo dovuto relativo al periodo annuale a decorrere dal 1° aprile 2014 con tre rate annuali senza interesse, l’Italia non ha adottato tale soluzione”.
Inoltre, hanno rilevato Lombardia e Veneto, “la legge 119/03 e’ chiara nel destinare al fondo comunitario solo una parte del 5% del prelievo riscosso oltre quello che deve essere versato alla comunita’; ogni ulteriore tentativo di trattenere i soldi riscossi o imputati in eccesso per essere destinato ad altri fondi, deve essere considerato a tutti gli effetti contrario al diritto comunitari”.
Eppure, hanno rilevato gli assessori Fava e Pan, sulla scorta delle sentenze del Tar, “nel caso dello stato italiano, oltre il 70% dell’importo imputato a debito non e’ destinate al pagamento del prelievo supplementare dovuto dall’Italia alla Ue”, ma ad un generico “fondo per gli interventi nel settore lattiero-caseario istituito presso il ministero delle Politiche agricole, in contrasto con quanto previsto dai regolamenti europei per l’annata 2014/2015”.
Fino a quando il ministro Martina non avrà chiarito, “le strutture tecniche di Veneto e Lombardia si atterranno esclusivamente alle attivita’ indifferibili, come le iscrizioni delle somme nel registro debitori. Nessuna volonta’ di trasformarsi negli esattori di somme oggetto di possibili contestazioni”.