“Le politiche di coesione sono la migliore espressione dell’Europa democratica e che ha in cima alla sua agenda i cittadini in carne ed ossa e i loro bisogni reali. Per questa ragione le risorse destinate a tali politiche non devono assolutamente diminuire. Giusto pretendere dai Paesi membri una rigorosa verifica dei risultati riportati dai singoli programmi e a questa condizionare l’erogazione delle risorse. Con una precondizione che deve valere per tutti i Paesi Ue: il rispetto dei valori fondamentali e dei principi dello Stato di Diritto, vera spina dorsale dell’Unione”. E’, questa, la linea emersa il 20 aprile durante il vertice informale convocato nella sede di largo Chigi dal ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti che martedì prossimo 25 aprile parteciperà al Consiglio Europeo dedicato proprio alle prospettive delle Politiche di Coesione per il dopo 2020. Presente alla riunione anche il sottosegretario alle Politiche Comunitarie Sandro Gozi.
Non è il momento, a giudizio dei partecipanti – secondo quanto riferito dal governo – di arretrare da un’Europa della solidarietà e della condivisione dei problemi, ma piuttosto quello di far percepire alle zone meno sviluppate il sostegno della Comunità. Regioni (con la coordinatrice della Commissione Affari Europei della Conferenza delle Regioni Catiuscia Marini), Anci (col Presidente del Consiglio Nazionale Enzo Bianco), Confindustria (col Vicepresidente Stefan Pan) e Sindacati (con i Segretari confederale Cigl, Cisl Uil Gianna Fracassi, Giuseppe Farina e Gugliemo Loy) hanno condiviso questa impostazione sottolineando la necessità di fare squadra e invitato il Ministro De Vincenti a farsene portavoce in occasione dell’incontro lussemburghese.
Nel confronto con il ministro Claudio De Vincenti sulle politiche di coesione dopo il 2020 abbiamo portato “la posizione delle Regioni che è di sostegno pieno”, la politica di coesione “è lo strumento principe di una politica di carattere regionale in sede europea, ha molto a che fare con i territori e con il superamento dei gap che ci sono tra le Regioni”. Così la presidente dell’Umbria, Catiuscia Marini, coordinatrice della Commissione Affari Europei e Internazionali della Conferenza delle Regioni. Le politiche di coesione, ha spiegato Marini, sono “uno strumento efficace. C’è un’attenzione non solo politica ma di una modalità molto concreta ed efficace per imprese e cittadini”. Ma qual è il futuro per la politica di coesione? “Siamo certi – ha concluso Marini – di voler difendere questo strumento, integrabile con altri strumenti ma non sostituibile. La politica di coesione ha una governance territoriale forte, arriva a cittadini e imprese, a differenza di altri strumenti che non hanno questa forza e questo impatto sul territorio”.
Al ministro della Coesione Territoriale, Claudio De Vincenti le regioni hanno consegnato un documento sulla politica di coesione dopo il 2020, lo ha rivelato il Presidente della Calabria, Mario Oliverio. “Noi crediamo – ha spiegato – che il pilastro della coesione sia irrinunciabile: in questi anni è stato il fattore più importante per le politiche tese a determinare una coesione dell’Europa. La condizione impone all’Europa di rafforzare questo pilastro. E’ stato importante che la Conferenza delle Regioni abbia approvato all’unanimita’ un documento che chiede a governo e Parlamento la definizione di un rafforzamento delle politiche di coesione dopo il 2020”. Nel documento si chiedono “piu’ risorse, strumenti tesi allo snellimento delle procedure, un migliore coordinamento delle politiche di coesione con gli altri strumenti di politiche europee e un rafforzamento degli investimenti svincolati da vincoli”.
Secondo il sindaco di Catania e presidente del consiglio nazionale dell’Anci, Enzo Bianco, ha detto che è stata “una riunione importante perché c’erano Governo, Regioni, Comuni e Parti sociali per fare squadra insieme. Stiamo iniziando a ragionare sul dopo 2020 e sul prossimo programma di interventi sulle politiche di coesione”, ha concluso Bianco.