Roma. Ormai agli scandali gli italiani sono talmente abituati che non se ne stupiscono nemmeno più di tanto, si è dunque concretizzata una sorta di assuefazione alle magagne del sistema. E del resto ciò è quanto di meglio potessero auspicare le caste che godono vita natural durante ed anche post mortem dei privilegi e dei lussi. Nulla da dire verso chi onestamente e con intelligenza è riuscito nella vita a mantenere o creare patrimoni e lavoro per gli altri, ma c’è da dire molto su chi fa man bassa sulla pelle degli altri e sui valori morali su cui si fondano eloqui, prediche, sermoni, omelie, arringhe e quant’altro. Sembra definirsi una sorta di concilio tra la politica che conta, con Sanctae Romanae Ecclesiae che conta. Sono concordi sul predicare bene e razzolare male. Probabilmente le stuoie cardinalizie sono state contagiate dal virus alla scajola, in quanto non si sa chi e per quale motivo si prenderebbe cura di interessarsi delle case pluriarredate e megametroquadrate di costoro. Oltre a negare l’evidenza, che sarebbe anche umano, le dichiarazioni offendono anche la dignità del peggior imbecille di turno. E dall’alto dei loro scranni pretendono di farci bere le favole di Biancaneve. I sette nani hanno sicuramente maggior dignità di questi esponenti castisti che probabilmente resteranno indenni anche dal giudizio divino. Dunque che fare? Gli italiani come detto prima si sono talmente abituati a farsi fregare che è diventata consuetudine, ma ad azione dovrebbe corrispondere reazione, e come politica e Chiesa concordano su certi fronti, il popolo dovrebbe contare su altri. Ovviamente non vogliamo generalizzare c’è anche la politica buona e la Chiesa autentica, ma i fatti di questi giorni la dicono lunga sulla situazione e quello che sappiamo è solo una minima parte. Basta piangersi addosso, puntiamo il dito contro gli usurpatori del sistema, e indicizziamoli a pubblico ludibrio. Ma di tutto se ne parla per tre dì… e poi si lascia andare. La pace sia con noi.