La conferenza delle Regioni del 2 febbraio ha deciso di chiedere il rinvio del “Piano lupo” in sede di Conferenza Stato-Regioni. Sarà quindi esaminato in una prossima riunione.
In merito al Piano nazionale di conservazione e gestione del lupo sono intervenuti diversi presidenti al termine della Conferenza delle Regioni. Così come aveva anticipato il presidente Stefano Bonaccini – che ha incontrato una delegazione delle associazioni animaliste nella sede della Conferenza delle Regioni prima della riunione – la richiesta al Governo è stata quella di rinviare l’approvazione per approfondimenti: “Credo che il ministro Galletti lo consentirà. Ci sarà così il tempo per approfondire meglio dal momento che ci sono alcune misure che rischiano di non essere convincenti” e ringrazio, ribadisce Bonaccini, al termine della riunione, “Gian Luca Galletti per aver accettato. Ora correggere”.
Il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, ringrazia “il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini per aver proposto e ottenuto dal Ministro Galletti il rinvio del provvedimento di abbattimento dei lupi, al fine di studiare possibili alternative. Confermo la mia contrarietà a misure di abbattimento di questa specie protetta. Si tratta semmai di assumere iniziative diverse a tutela degli allevatori”.
“Credo che nel 2017 – afferma Debora Serracchiani, presidente della regione Friuli Venezia Giulia – l’unica soluzione non possa essere l’abbattimento dei lupi”.
Per il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, si tratta di chiedere “al Governo di eliminare il permesso di abbattimento dei lupi, non che i numeri fossero elevatissimi ma è il principio che non va: eventuali problemi di convivenza tra umani e animali non possono essere risolti solo con la tecnica dell’abbattimento”. “Inoltre il lupo – aggiunge Emiliano – è essenziale in molti luoghi a mantenere l’equilibrio dell’ecosistema nei confronti dei cinghiali. Quindi eliminarli incide sull’equilibrio dell’habitat in modo sbagliato”.
Sul piano lupo – spiega Giovanni Toti, presidente della regione Liguria e vice presidente della Conferenza delle Regioni – “abbiamo chiesto il rinvio per un supplemento di analisi con il ministro. Il provvedimento per alcuni aspetti va nella direzione giusta contro il bracconaggio e la tutela dell’ecosistema e della fauna, ma il piano di abbattimento del lupo lascia molto perplessi per la dimensione del fenomeno. Si può lavorare per mettere in sicurezza il patrimonio degli agricoltori senza strumenti estremi come questo”.
“Spero – afferma il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti – che il rinvio della discussione politica sul piano di conservazione del lupo serva a restituire la giusta serenità al dibattito e a far guardare tutti alla realtà dei fatti: non c’è nessuna riapertura della caccia al lupo, ma ventidue misure di grande valore scientifico che salvano la specie”.
“Oggi – continua Galletti – sono 300 i lupi uccisi ogni anno dal bracconaggio, su una popolazione totale di 1500 esemplari. Spero che di fronte a questo dato nessuno, ambientalisti e rappresentanti delle Regioni, voglia voltarsi dall’altra parte. Io non lo faccio”.
“Dalle Regioni – sottolinea la Coldiretti – ci attendiamo ora la stessa responsabilità nella difesa degli allevamenti e dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Non si possono lasciar morire pecore e vitelli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le montagne ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane”.
“Spero – afferma il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti – che il rinvio della discussione politica sul piano di conservazione del lupo serva a restituire la giusta serenità al dibattito e a far guardare tutti alla realtà dei fatti: non c’è nessuna riapertura della caccia al lupo, ma ventidue misure di grande valore scientifico che salvano la specie”.
“Oggi – continua Galletti – sono 300 i lupi uccisi ogni anno dal bracconaggio, su una popolazione totale di 1500 esemplari. Spero che di fronte a questo dato nessuno, ambientalisti e rappresentanti delle Regioni, voglia voltarsi dall’altra parte. Io non lo faccio”.
“Dalle Regioni – sottolinea la Coldiretti – ci attendiamo ora la stessa responsabilità nella difesa degli allevamenti e dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Non si possono lasciar morire pecore e vitelli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le montagne ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane”.