La leggenda sulla morte di Paul McCartney
di Antonio Agosta (Redazione Sicilia)
« Sono vivo e sto bene, e non mi interessa delle voci sulla mia morte. Ma se fossi morto, sarei l’ultimo a saperlo. » Nel mondo del rock londinese, al finire degli anni sessanta, fu architettato il complotto della morte del bassista dei Beatles, Paul McCartney, deceduto in seguito a un incidente automobilistico avvenuto la notte del 9 novembre 1966, tanto da dare origine a una leggenda metropolitana nascosta dietro l’acronimo PID (Paul Is Dead).
La morte dell’artista, vera o presunta, sarebbe nascosta dietro a dei messaggi in codice ideati dagli stessi Beatles nelle loro canzoni e nelle copertine dei loro dischi, oltre a degli atteggiamenti misteriosi esibiti durante le loro apparizioni in pubblico. La leggenda narra che, la notte dell’incidente, Paul ebbe un violento litigio con gli altri componenti del gruppo per motivi di lavoro, uscendo dalla sala d’incisione con una forte collera addosso. Poi, a mente serena, salì sull’auto dirigendosi verso casa, non prima di aver dato un passaggio a una ragazza che faceva l’autostop. Rita era il nome dell’autostoppista. La ragazza, quando capì che al volante c’era il mito di Liverpool, James Paul McCartney, fece una reazione esagerata da distrarre McCartney dalla guida. L’auto si schiantò contro un albero prendendo fuoco. Nell’impatto Paul si spezzò il collo quasi da tagliare completamente la testa. Mentre Rita morì nell’urto. La notizia fu nascosta per qualche anno, adottando la linea del silenzio, perchè nessuno doveva sapere cosa era accaduto in famiglia Beatles, la morte del cantante poteva sconvolgere i giusti equilibri del loro successo discografico ottenuti fino a quel momento.
Nonostante il web ancora non c’era, uno dei principali servizi di internet, come non c’erano neanche i social, i blog e i siti specializzati, la notizia fece il giro del mondo in meno di poche ore, scatenando una pazza gara tra i fan a chi trovasse gli indizi criptati nelle opere del periodo dell’avvenuta morte. Ascoltando al contrario la canzone Help!, si ascolterebbe la frase: «Now we need a member» (“Ora ci serve un membro”). Intanto in casa Beatles si mobilitarono tutti, manager incluso, per scegliere l’uomo che doveva sostituire Paul. Si fece i nomi di William Stuart Campbell, un attore di origini scozzesi o William Sheppard, un ex poliziotto canadese, secondo la leggenda entrambi gli uomini sono la stessa persona. William fu sottoposto a diverse operazioni chirurgiche per rendere veritiera l’assomiglianza al cantante, se non fosse per l’altezza, il sosia di Paul era più alto e i fan se ne sarebbero accorti. Necessitava del tempo per prepararlo a contraffare i movimenti e la voce di Sir James Paul McCartney.
Forse, secondo alcuni storici fanatici del gruppo, la leggenda prende origini da un vero incidente stradale capitato a McCartney il 26 dicembre 1965. In quella occasione nessuno morì, mentre l’artista cadde dalla moto rompendosi un dente e ferendosi a un labbro.