Osama Bin Laden: spunta il testamento tra le carte del compound di Abbottabad. Le ultime volontà dell’ex nemico numero 1 dell’America e dell’Occidente. Lo sceicco del terrore lascia tutto alla jihad.
Il 2 Maggio 2011, dopo dieci anni di latitanza, moriva nel suo covo di Abbottabad in Pakistan, Osama Bin Laden. Lo sceicco del terrore che aveva piegato l’America con gli attentati dell’11 Settembre, dopo anni di indagini, veniva scovato e ucciso da 24 Navy Seals statunitensi. L’intera operazione era coordinata e autorizzata direttamente dal presidente Obama, che guardava da Washington lo svolgersi degli eventi. Il capo di Al Qaeda fu ucciso durante il raid, il suo corpo gettato nel Mar Arabico direttamente da una portaerei. Era finito l’incubo che perseguitava da anni tutti gli analisti della CIA. Naturalmente, la notizia della morte era stata data in pompa magna: tutto il mondo aveva reagito positivamente all’eliminazione del suo nemico giurato. Non tutti però hanno creduto alla versione ufficiale dell’eliminazione del numero 1 di Al Qaeda; i complottisti si sono scatenati all’indomani dell’annuncio di Obama e della Casa Bianca. Tra i complottisti anche il premio Pulitzer Seymour Hersh, che in suo articolo sulla “London Review Of Books”, rivela che secondo le sue fonti, Osama Bin Laden era già in mani pakistane dal 2006 e a seguito di un accordo economico fra i due paesi, lo sceicco fu poi consegnato agli americani che lo uccisero e ne bruciarono il corpo in Afghanistan. Tesi complottistiche a parte, dopo 5 anni l’Intelligence statunitense ha de secretato i documenti; l’Agenzia Reuters e la televisione ABC hanno ottenuto l’esclusivo accesso ai 113 manoscritti e dopo averli tradotti dall’arabo li hanno trasmessi al mondo intero. I documenti sono ritenuti il testamento dello sceicco del terrore, in cui in primo luogo decide la distribuzione della sua enorme fortuna ad amici, familiari e terroristi di Al Qaeda. Ma tra i soldi destinati alla famiglia, spuntano 29 milioni di Dollari che conservati al sicuro in Sudan sarebbero dovuti essere destinati alla continuazione della Jihad. I 29 milioni nascosti nel paese africano, non devono di certo stupire: Bin Laden visse in esilio in Sudan dal 1992 al 1996 mantenendo ottimi rapporti con il governo di Khartum. Le carte inoltre rivelano le mille fobie del saudita in latitanza: innanzitutto la paura per i droni e i sistemi spia americani. Ne era così tanto ossessionato che invitata i suoi uomini ad uscire solo in giornate nuvolose per evitare lo sguardo dei droni; da un altro documento si evince, invece, la sua ossessione per l’otturazione del dente della moglie, temendo che vi fosse stato impiantato all’interno un piccolo microchip spia. Dai documenti inoltre viene fuori un Osama Bin Laden pronto a tutto per proteggere la propria latitanza: l’ordine di distruggere le sim dei telefoni usati, la distruzione istantanea della corrispondenza e il consiglio ad un suo interlocutore di fare scorta di medicinali così da limitare le visite mediche. Si saprà ancora di più dalla traduzione del resto dei documenti, ma Osama Bin Laden a 5 anni dalla sua morte, costituisce ancora un mistero tutto da svelare.