Roma – Un nuovo caso di violenza e maltrattamenti a danno dei pazienti di una struttura sanitaria, ennesimo episodio che si registra nel nostro paese e che vede coinvolti soggetti deboli incapaci di difendersi. é questo che succedeva nella clinica di riabilitazione di Grottaferrata finita al centro di una operazione dei Nas che ha portato a 10 arresti tra il personale della struttura. Negli ultimi anni si stanno pericolosamente moltiplicando i casi di cliniche e case di cura che si rendono protagoniste di violenze e maltrattamenti a danno dei pazienti ricoverati, in genere anziani o disabili, ossia soggetti non in grado di difendersi o protestare ; questo avviene perché mancano i controlli su tali strutture e sul loro operato, in grado di verificare periodicamente il comportamento dei dipendenti e il grado di soddisfazione dei pazienti . Il Codacons ha deciso inoltre di offrire assistenza legale ai parenti delle vittime della clinica di riabilitazione, allo scopo di chiedere pesanti risarcimenti nei confronti dei responsabili delle percosse, per i danni fisici e morali arrecati. Quella finita nel mirino degli investigatori,” l’Eugenio Litta” di Grottaferrata, in provincia di Roma, è una struttura accreditata, molto nota nella zona dei Castelli romani, in convenzione con il Servizio sanitario regionale e con un bacino di utenza di 400 pazienti compresi quelli che vi svolgono quotidianamente percorsi di riabilitazione: in una storia tanto drammatica, il solo lato positivo è stata la collaborazione fornita dalla direzione, che ha raccolto e fatto sue le segnalazioni dei genitori di alcuni ospiti e presentato la denuncia che ha dato il via alle indagini.
L’inchiesta è durata tre mesi e ha documentato quello che il procuratore capo ha definito un “quadro indiziario estremamente grave” per gli indagati, un gruppo di operatori – quasi tutti residenti a Grottaferrata, Marino e dintorni – accusati di aver abusato dei loro poteri di assistenza e vigilanza:due soggetti in particolare si sono distinti per i loro metodi particolarmente brutali, un educatore professionale ed un assistente socio sanitario con funzioni educative.
Erano riusciti a creare un sistematico e diffuso clima di terrore nei giovani ospiti, come provato anche dalle immagini di alcuni di questi che – al solo passare degli operatori – alzano le mani per proteggersi, come nella convinzione di dover essere colpiti. In particolare, l’unico finito in cella, Cosimo C., 57 anni, deve rispondere anche di sequestro di persona: secondo i carabinieri, la notte chiudeva tre dei pazienti in camera e andava a dormire al piano di sotto, oppure posizionava un materassino tra il letto e la porta per impedire loro di uscire.
E’ stato arrestato in flagranza, con un ‘blitz’ notturno dei Nas , e immediatamente licenziato. “I ragazzi – racconta il comandante dell’operazione – venivano colpiti, spinti, trattati come oggetti, in totale disprezzo delle loro patologie. Tra le tante scene videointercettate, quelle di una giovane ospite che nel corridoio di uno dei bagni viene denudata e lasciata sola dall’operatore: dopo qualche minuto, lei, che evidentemente ha freddo, si lamenta e l’operatore al suo ritorno per tutta risposta la schiaffeggia e la trascina in bagno”. “La sensazione – ha ribadito il comandante dei Nas – e’ che fosse un modo di agire acquisito e mutuato reciprocamente tra gli operatori. Si tratta di un tipo di intervento molto delicato, gia’ necessario purtroppo in casi analoghi, perche’ le vittime sono cittadini in particolare stato di disagio psichico, che avrebbero diritto a ben altre attenzioni e cure”. (AGI)