La situazione del Monte dei Paschi si sta rivelando davvero un pozzo senza fine. Invece dei cinque miliardi necessari alla ricapitalizzazione, questo è stato il mantra per settimane, viene fuori che la Vigilanza della Bce, la banca centrale europea guidata da Mario Draghi, vuole un aumento di 8,8 miliardi di cui 4,5 miliardi messi dallo Stato e gli altri 4,3 dagli obbligazionisti.
Così, dei circa 20 miliardi appena messi a disposizione dal Governo Gentiloni per salvare le banche, poco meno della metà se ne dovranno andare a favore della sola banca di Siena, quasi distrutta nel corso degli ultimi due decenni da amministratori, politici e cittadini senesi che l’hanno depredata senza pietà sapendo che, poi, l’Italia intera se ne sarebbe dovuta far carico, come sta accadendo.
E’ chiaro infatti che i 20 miliardi messi in campo da Paolo Gentiloni finiranno per aumentare il debito pubblico riproponendo una consolidata tradizione italiana dell’imprenditoria e della finanza nostrana e cioè che le perdite diventano pubbliche e i profitti privati. Questo è valso, soprattutto negli ultimi 20 anni, per molte banche e alcune grandi imprese, tra cui spicca la Fiat.
Una situazione, insomma, che richiede adesso di chiarire che, forse, è bene come le banche travolte da privatizzazioni che, come in altri settori, si sono rivelate in troppi casi veri e propri furti a danno di tutti gli italiani, tornino almeno sotto un autentico controllo, se non a far parte del patrimonio della comunità nazionale, costringendo gli enti preposti a ciò, a partire dalla troppo a lungo latitante Banca d’Italia, ad una verifica più stringente della gestione del risparmio degli italiani.
Le ultime notizie ripropongono la crisi complessiva del sistema bancario italiano già affaticato, per dirla con un eufemismo, dalla situazione di Unicredit, appena costretta all’annuncio di aumento da 13 miliardi, e soprattutto da quello delle solite banche del crack che ha ” illuminato” l’intero quadro nazionale e creato problemi diretti allo stesso cuore del Governo Renzi. Si tratta di Banca Marche, Popolare Etruria, Cassa di Risparmio di Cesena, Cassa di Chieti, Veneto Banca e Popolare Vicentina, ancora senza un futuro certo.