Editoriale – I mondiali di calcio da sempre costituiscono un cult per la la tifoseria delle varie squadre di campionato che di colpo si ritrova unita nell’unico comune denominatore della nazionale italiana. Quest’anno però, il 2018 è destinato a restare nella storia, quella brutta, del calcio italiano. L’estromissione dai mondiali per l’Italia è una penalizzazione difficile da accettare dai tifosi che esprimono tutta la loro amarezza in ogni dove, social compresi. La rabbia di un tifo perduto unitamente ad uno degli effetti coagulanti che attraverso il calcio nazionale servono per riunirsi sotto il tricolore, e continuare a sperare nel lustro che la nazionale calcistica porta nel mondo. Portava dovremmo dire, poichè oggi dobbiamo solo parlare al passato. Certo che questa assenza si nota, e non stiamo certo parlando di una opportunità mancata alla casa del Grandefratello, ma sicuramente molto di più. Oltre al tifo è anche l’economia del settore televisivo, dell’hi-fi, video produttori, e nelle vendite di televisori di ultima generazione. Da sempre infatti, promozioni, e nuovi acquisti in famiglia, nei luoghi di ritrovo, caratterizzano quella verve in cui il tifo del tricolore si trova a rincorrere. Quest’anno dunque, l’amarezza di un tifo annullato da politiche calcistiche e strategie di panciuti e repellenti dirigenti, rende tutto più complesso. Il momento non è facile, e quest’anno più che mai il calcio, oltre ai suoi giri d’affari avrebbe potuto contribuire a dare un impulso ad una Italia precaria, in crisi e che sente ancora di più la penalizzazione attraverso questa esclusione. Non basta dunque riporre fiducia in un governo, la tifoseria è perduta nella rassegnazione che pur sportiva è purtroppo difficile da digerire. Ai posteri le ardue sentenze.
Daniele Imperiale Direttore di AndradeLab
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