Città del Vaticano – Da quest’anno potranno essere soggetto del rito della “Lavanda dei piedi” anche le ragazze. È quanto stabilisce il Papa, in una lettera inviata al cardinale Robert Sarah, prefetto per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, sul Rito della “lavanda dei piedi” nella liturgia della Messa “in Coena Domini” del Giovedì Santo . La riforma della Settimana santa, con decreto Maxima Redemptionis nostrae mysteria ( datata 30 novembre 1955), diede la facoltà, dove lo consigliava un motivo pastorale, di compiere la lavanda dei piedi a dodici uomini durante la Messa nella cena del Signore, dopo la lettura del Vangelo secondo Giovanni, quasi a manifestare rappresentativamente l’umiltà e l’amore di Cristo verso i suoi discepoli.
Nella liturgia romana, tale rito era tramandato col nome di Mandatum del Signore sulla carità fraterna secondo le parole di Gesù (cfr. Gv 13,34), cantate nell’Antifona durante la celebrazione.
Nel compiere tale rito, Vescovi e sacerdoti sono invitati a conformarsi intimamente a Cristo che «non è venuto per farsi servire, ma per servire» (Mt 20,28) e, spinto da un amore «fino alla fine» (Gv 13,1), dare la vita per la salvezza di tutto il genere umano.
Per manifestare questo pieno significato del rito a quanti partecipano, è sembrato opportuno al Sommo Pontefice modificare la norma che si legge nelle rubriche del Missale Romanum (p. 300 n. 11): «Gli uomini prescelti vengono accompagnati dai ministri…», che è stata quindi variata nel modo seguente: «I prescelti tra il popolo di Dio vengono accompagnati dai ministri…» (e di conseguenza nel Caeremoniale Episcoporum n. 301 e n. 299 b: «le sedie per i designati»), così che i pastori possano scegliere un gruppetto di fedeli che rappresenti la varietà e l’unità di ogni porzione del popolo di Dio. Tale gruppetto può constare di uomini e donne, e convenientemente di giovani e anziani, sani e malati, chierici, consacrati, laici.
Questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in vigore delle facoltà concesse dal Sommo Pontefice, introduce tale innovazione nei libri liturgici del Rito Romano, ricordando ai pastori il loro compito di istruire adeguatamente sia i fedeli prescelti sia gli altri, affinché partecipino al rito consapevolmente, attivamente e fruttuosamente.