Una vasta operazione anti camorra ha visto la partecipazione di oltre 300 carabinieri del Comando provinciale di Napoli.I reati ipotizzati dalla Dda in ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Napoli sono: associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, estorsione, narcotraffico, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco. L’operazione è scattata nel capoluogo campano per la cattura di una novantina di persone accusate di far parte, a vario titolo, del clan ‘D’Amico’ che controlla tutte le attività illecite nella periferia est della città I carabinieri hanno completamene circondato l’area area del rione Conocal, riuscendo a catturare molti esponenti del clan tra cui diverse donne.
Secondo gli investigatori il clan D’Amico controllava tutte le attività di questa zona legate alla gestione delle piazze di spaccio, al racket delle estorsioni, al commercio delle case popolari. Nel corso delle indagini, i Carabinieri hanno raccolto elementi sul ruolo di vertice svolto dalle donne del clan e, con una serie di attività tecniche, hanno ricostruito i contesti criminali inseriti nella vita quotidiana del rione.
La camorra nelle mani delle donne “Ora la camorra la facciamo noi. Tanto Chernobyl non ci sta più. Ora è peggio… ci stanno le donne”. Parola di Nunzia D’Amico, sorella dei fratelli boss Antonio e Giuseppe del rione Conocal. Così lei, che era legata sentimentalmente a uno dei vertici del clan, Salvatore Ercolani (detto appunto Chernobyl) parlava con un affiliato dopo aver preso in mano le redini del gruppo. La donna, madre di sei figli, è stata uccisa l’anno scorso in un agguato inatteso nel ‘suo’ rione. Del suo protagonismo avevano parlato molti collaboratori di giustizia, come Maria Grandulli, ricordando che “Annunziata era il vero capo famiglia dei D’Amico”. E l’indagine dei carabinieri che ha portato oggi alle misure cautelari, conferma in pieno questo ruolo.