Immediate le reazioni. Soprattutto Ue e Francia stanno già a ricordare l’eventuale conto, molto salato, da pagare.
La Commissaria europea ai Trasporti Violeta Bulc ha subito invitato a rispettare gli impegni presi in materia, mentre da Parigi sottolineano che in caso di ritiro l’Italia dovrà rimborsare a UE e Francia le somme spese fino ad oggi, costati circa 1,5 miliardi di euro.
In realtà, secondo Dario Gallina, Presidente dell’Unione industriale di Torino si tratta di somme ben più alte perché, egli ricorda, ” dovremmo restituire all’Europa il 50% dei finanziamenti erogati per gli studi e i progetti, la quota di costi sostenuta dalla Francia per la Tav. A suo avviso, inoltre, i lavori sono a uno stadio troppo e non è vero che i costi per ultimare l’opera siano proibitivi.
Gallina, inoltre, sostiene che l’opera serve al nostro Paese che “oggi, alla realizzazione della TAV, lavorano 800 persone e che in capo a 2/3 anni, con il potenziamento dei cantieri, sarebbero progressivamente saliti sino a 8 mila unità. Ma soprattutto, il danno economico per le imprese sarebbe gravissimo: sparirebbero infatti tutti gli appalti per un valore di 5,5 miliardi di euro, già in assegnazione entro il 2019” .