Arrendersi o perire!». La parola d’ordine intimata dai partigiani riecheggiò un po’ ovunque nel Nord Italia lungo tutta la giornata (e poi anche nei giorni successivi) del 25 aprile 1945. Alle 8 di quel mattino, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) – il cui comando aveva sede a Milano ed era presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani – proclamò così l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti
Editoriale – Tempi di statisti, settantuno anni di storia di un popolo che forse ora piu’ che mai avrebbe bisogno di una nuova liberazione. La staticità in cui è piombato il sistema del “nonsapevo e se c’ero dormivo”, ha di fatto occupato in ben altre modalità una democrazia oggi mascherata da dittatura. Quindi il rispetto per la storia e per quanti hanno fatto la storia, e per quanti hanno pagato con la vita il Patrio onore. Ma oggi in Italia serve la liberazione dalla disoccupazione, dai privilegi, dalle pensioni d’oro, dalla bambagia generalizzata in cui regna il sistema a scapito di chi lo sorregge. Il popolo italiano, sovrano ormai solo di nome e molto poco nei fatti, è vittima di se stesso. Ci si lamenta ma non si agisce. Lo stato di diritto è gestito da quello di fatto. E dunque le riflessioni a distanza di tanti anni si sovrappongono, l’analisi del passato rende critico il presente e buio il futuro. Una crisi economico-finanziaria che vede un crescente numero di persone emigrare verso stati esteri per poter vivere. Una rievocazione in chiave moderna di quelle epoche in cui si andava in Canada o in Australia per cercar fortuna. Solo che oggi il torpore del sistema riesce a mascherare il malcontento e probabilmente siamo tutti vittime del gas soporifero sprigionato da un potere di sistema, di cui l’unica certezza è che è un potere esclusivamente terreno. Chi crede di poter beneficiare anche della deroga in vitae prorogatio perpetua…sappia che prima o poi dovrà fare i conti con il sistema della vita, quello del cristianesimo. La nuova liberazione potrebbe essere quella proposta da Toto’: “A livella” laddove finalmente si ridiventa tutti uguali. E dunque…se repetita iuvant, oggi è auspicabile una nuova forma di liberazione delle menti. Un problema tutto italiano. Ai posteri le ardue sentenze.