ROMA – Il governo del primo ministro Fayyez As-Serraj ha proclamato lo stato d’emergenza a Tripoli, in Libia, a causa dell’escalation di violenze tra milizie armate rivali. Almeno 39 i civili rimasti uccisi nelle violenze, e almeno 400 detenuti dell’istituto penitenziario di Ain Zara sarebbero riusciti a fuggire in preda al panico, forzando la sicurezza, come riferiscono fonti di stampa internazionale concordanti.
Gli scontri, iniziati lunedi’, hanno coinvolto anche l’Ambasciata italiana: sabato, un colpo di mortaio ha sfiorato l’edificio, colpendo un hotel accanto, e causando tre feriti. Il personale diplomatico e’ dunque stato evacuato, ma come scrive l’ambasciatore Giuseppe Perrone su Twitter “la sede resta aperta. Continuiamo a restare accanto all’amato popolo libico in questo difficile momento”. Il governo italiano intende organizzare una conferenza sulla Libia entro fine mese, ma questa nuova ondata di violenze potrebbe pregiudicare tale iniziativa.
Sabato e’ stata cosi’ definitivamente interrotta la tregua raggiunta tra le milizie armate. Come si apprende dal quotidiano ‘Libya Herald’, la situazione si e’ fatti “sempre piu’ complessa, con una miriade di milizie provenienti da villaggi e citta’ – con diverse agende e orientamenti politici – che si stanno unendo” ai combattimenti.
Dalla fine del regime di Muhammar Gheddafi nel 2011, la Libia e’ precipitata nell’instabilita’, alimentata dalle lotte intestine tra gruppi armati che si contendono il potere politico e il controllo delle risorse economiche, senza risparmiare i civili.
TRENTA: NON CONSIDERO MINIMAMENTE L’INTERVENTO MILITARE
“Molti giornalisti in queste ore mi stanno chiamando per chiedermi della Libia. Io ritengo che occorra lavorare tutti nella stessa direzione, vale a dire per la cessazione delle ostilità e, dunque, per avviare quanto prima un processo di pace di cui i libici, per primi, siano protagonisti. Certo, è innegabile che oggi il Paese si trova in questa situazione perché qualcuno, nel 2011, antepose i suoi interessi a quelli dei libici e dell’Europa stessa. Il presidente Fico ha ragione: la Francia, in questo senso, ha le sue responsabilità! Ma ripeto, ora bisogna remare tutti insieme per il bene e la pace del popolo libico”. Lo scrive su Facebook il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. “Qualcuno parla di intervento militare in risposta agli scontri che si stanno verificando- aggiunge- non prendo minimamente in considerazione l’argomento. È compito dei libici proteggere se stessi e trovare un accordo. Il nostro compito, in questa fase, deve essere quello di facilitarne il dialogo, supportandolo anche attraverso il rafforzamento dei corpi dello Stato. Impariamo dalla storia, sempre”.
SALVINI: NO INTERVENTI MILITARI, LO CAPISCANO ANCHE ALTRI
“Escludo interventi militari” in Libia “perchè non risolvono nulla, questo dovrebbero capirlo anche altri”. Così il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, lasciando Palazzo Chigi.
“Esprimo il massimo sostegno alle autorità libiche riconosciute, il ringraziamento degli italiani alla Guardia costiera libica che sta continuando a fare positivamente il suo lavoro e speriamo di tornarci il prima possibile. Anch’io sono a disposizione di correre qualche rischio e tornarci il prima possibile perchè è troppo importante una Libia finalmente pacificata”, aggiunge il vicepremier.
PALAZZO CHIGI: SMENTITO CATEGORICAMENTE INTERVENTO ITALIANO
In relazione ad alcune notizie apparse sulla stampa odierna Palazzo Chigi smentisce categoricamente la preparazione di un intervento da parte dei corpi speciali italiani in Libia.
L’Italia continua a seguire con attenzione l’evolversi della situazione sul terreno e ha già espresso pubblicamente preoccupazione nonché l’invito a cessare immediatamente le ostilità assieme a Stati Uniti, Francia e Regno Unito.
CONSIGLIO ITALIANO RIFUGIATI SOSPENDE ATTIVITÀ A TRIPOLI
A seguito dell’aggravarsi delle condizioni in Libia e della dichiarazione dello stato d’emergenza, il presidente del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) Roberto Zaccaria e il direttore Mario Morcone hanno deciso di sospendere temporaneamente le attività dell’ufficio a Tripoli e quelle di assistenza e tutela dei rifugiati sul territorio.
L’assistenza riprenderà solo quando un quadro di sicurezza minimo sarà garantito. ( Ag. dire)