Editoriale – Cinque anni di pontificato di Papa Bergoglio segnano la storia della Chiesa Cattolica. E non solo quella italiana ma di quella mondiale. Come oggi dunque avvenne quella elezione nel travagliato periodo delle dimissioni di Papa Benedetto Decimo Sesto. Una situazione unica, irrituale, in cui i fedeli di tutto il mondo assistettero alla “abdicazione” del Re della Chiesa. Benchè Papa Ratzinger fosse piuttosto schivo e distaccato rispetto al modo di essere del suo predecessore Giovanni Paolo II, quel gesto suscitò una certa indignazione e sgomento nella fede e nella interiorità di chi vive appieno la vita cattolica ed in tutti gli ambiti. Sembrava essere una sorta di fallimento, un momento buio in cui la guida spirituale, il successore di Cristo mollava un pò tutto per ritirarsi a vita privata. E così nel 2013 venne l’era del Papa eletto e di quello emerito, che felicemente e rispettosamente sono riusciti a convivere. Benedetto si è raccolto nelle sue silenti e lente passeggiate nei giardini vaticani, lontano da occhi indiscreti e dalla stampa nazionale ed internazionale. Ed ecco il Papa della Rivoluzione che dall’altra parte del mondo venne catapultato nel cuore della Roma che abbraccia lo Stato autonomo della Città del Vaticano. Sin da subito Papa Francesco ebbe a dimostrare una netta inversione di tendenza nell’apostolato e nel modus operandi di gestire gli affari della Chiesa, la missione di pace nel mondo e ridisegnare in sostanza il ruolo della Chiesa Cattolica. In questi cinque anni, la rivoluzione seppur contestata abbastanza inutilmente da nomenclature più rigide, sta proseguendo diritta nel suo cammino acquisendo apprezzamenti e anche comprensibili contestazioni. Ci sono gesti che il Papa non può permettersi, sostengono molti vaticanisti, ma Lui il capo della Chiesa vive la sua spiritualità ed il ruolo di successore del Cristo nel terzo millennio avanzato con un realismo impressionante e con una energia inesauribile. Ha iniziato a bacchettare e quindi sostituire determinate figure ai vertici dello Ior, l’Istituto per le Opere di Religione e molte altre rivoluzioni gestionali ecclesiastiche vaticane, ma in perfetta simbiosi la rivoluzione di Francesco è quella di saper essere uomo tra la gente, talvolta sforando un pò i cerimoniali e volendo essere sfrontatamente semplice e se stesso. Il Papa controcorrente potremmo definirlo, che ama viaggiare in utilitarie e con la sua scolorita valigetta nera portata con sè dall’Argentina. Avvicina la Chiesa bacchettona a contesti definiti veri e propri tabù come l’omosessualità, le unioni civili ed altri steccati di vita civile. Il senso che vuole dare il Papa del terzo millennio avanzato è quello di una Chiesa cattolica realista e non distaccata dalle evoluzioni di vita, nel bene e nel male. L’ultima picconatura è quella sulle Messe, ossia “non vanno pagate le Messe per i morti”, aprendo così dei contenziosi dei parroci che abitualmente fanno cassa per la Parrocchia pronunciando il nome del decuius in occasione degli anniversari della dipartita. Nulla vieta ai fedeli di fare una offerta al Parroco, che è altra cosa dal mercimonio che si è fatto “vendendo” di fatto messe di suffragio e veri e propri listini per le celebrazioni dalle Messe di comunione, matrimoni, battesimi e quant’altro. La decrescita probabilmente dei matrimoni religiosi è da addebitare anche al rituale stesso, unione cristiana sì ma supportata da una serie di coloriture e di costi forse un pò troppo alti per molte giovani coppie. Ed eccolo qua, il Papa della garanzia, della povera gente, che continua il suo viaggio controcorrente, noncurante di tutto e di tutti. Anche questa è una missione iniziata ma ancora da completare. Ad Maiorem Dei Gloriam.
Daniele Imperiale
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