Il Lauda Sion Salvatorem costituisce l’entusiasmante preghiera della tradizione cristiana cattolica: in essa viene enunciato il dogma della transustanziazione, e spiegata la presenza completa e reale di Cristo in ogni specie. Tommaso d’Aquino la compose nel 1264, su richiesta di Papa Urbano IV che stabilì la festa del Corpus Domini per tutta la Chiesa. La festa fu istituita l’8 settembre 1264 con la Bolla Transiturus de hoc mundo, in seguito al miracolo eucaristico di Bolsena.
Di seguito il testo:
Loda o Sion il Salvatore, loda la Guida e il Pastore in inni e cantici.
Quanto puoi tanto ardisci: perché (Egli è) superiore ad ogni lode, e (tu) non basti a lodarlo.
Come tema di lode speciale, il Pane vivo e datore di vita viene oggi proposto,
il quale, alla mensa della sacra cena, alla schiera dei dodici fratelli, non si dubita dato.
La lode sia piena, sia risonante, sia lieto, sia appropriato il giubilo della mente,
poiché si celebra il giorno solenne, nel quale di questa mensa si ricorda la prima istituzione.
In questa mensa del nuovo Re, la nuova Pasqua della nuova legge pone fine al vecchio tempo.
La novità (allontana) la vetustà, la verità allontana l’ombra, la luce elimina la notte.
Ciò che Cristo fece durante la cena comandò da farsi in suo ricordo.
Ammaestrati coi sacri insegnamenti, consacriamo il pane e il vino, ostia di salute.
Ai cristiani vien dato come dogma che il pane si cambia in carne, e il vino in sangue.
Ciò che non comprendi, ciò che non vedi, ardita assicura la fede, contro l’ordine delle cose.
Sotto specie diverse, (che sono) solamente segni e non cose, si nascondono cose sublimi.
La carne (è) cibo, il sangue bevanda: eppure Cristo resta intero sotto ciascuna specie.
Da colui che (lo) assume, non spezzato,non rotto, non diviso: (ma) intero è ricevuto.
(Lo) riceve uno, (lo) ricevono mille: quanto questi tanto quello; né ricevuto si consuma.
(Lo) ricevono i buoni, (lo) ricevono i malvagi, ma con ineguale sorte: di vita o di morte.
È morte per i malvagi, vita per i buoni: vedi di pari assunzione quanto sia diverso l’effetto.
Spezzato finalmente il Sacramento, non tentennare, ma ricorda
che tanto c’è sotto un frammento quanto si nasconde nell’intero.
Nessuna scissura si fa della sostanza; si fa rottura solo del segno:
per cui né lo stato né la dimensione del Segnato è sminuita.
Ecco il pane degli angeli fatto cibo dei viandanti:
vero pane dei figli da non gettare ai cani.
Nelle figure è preannunciato, con Isacco è immolato,
quale Agnello pasquale è designato, è dato qual manna ai padri.
Buon pastore, pane vero, o Gesù, abbi pietà di noi: Tu nutrici, proteggici,
Tu fa’ che noi vediamo le cose buone nella terra dei viventi.
Tu, che tutto sai e puoi, che qui pasci noi mortali:
facci lassù Tuoi commensali, coeredi e compagni dei santi cittadini.
Amen. Alleluia.
Maria Francesca Carnea