Roma. Siamo ormai quasi arrivati alla scadenza dei fatidici venti giorni che la legge concede ai sindaci dimissionari di poterci ripensare. In politica gli accadimenti si susseguono in maniera vortiginosa, e specialmente nei periodi caldi tutto può cambiare fino all’ultimo secondo. E quindi chi già si sente in campagna elettorale per il rinnovo degli organi di governo capitolini, dovrà allinearsi con Marino ripensandoci un pò ed attendere gli sviluppi. In effetti lo standard comportamentale del Sindaco di Roma probabilmente non è in linea con un sistema che in apparenza pretende di essere evoluto, ma molto statico e retrogrado nei fatti e negli effetti. E così nel momento in cui la firma delle dimissioni faceva sì che bottiglie di champagne e non di spumante esprimessero il loro disappunto… si è aperta una nuova fase. Un piacere cosi’ grande al sistema che lo ha dapprima creato a poi contestato Marino non lo può e non lo deve fare dunque. Non diciamo che sia un Sindaco cosi’ gradito, ma questo modo un pò scanzonato e fuori dagli schemi sta facendo riacquisire qualche punto alla sua linea. Ebbene non che determinati atteggiamenti siano giustificabili, ma non crediamo sia lui la causa della falla del sistema. Mentre osserviamo arresti, imputazioni, corruzione nella p. a. ecc.ecc. si pone l’attenzione alle carte di credito in dotazione del Sindaco e alla sua leggerezza nell’utilizzo. Si cerca di capire come mai si presenti a cerimonie papaline internazionali senza il previsto invito come da Protocollo. Certo è che il Sindaco di Roma, capitale d’Italia che circoscrive di fatto lo Stato Pontificio non dovrà certo bussare con i piedi alle porte per farsi aprire in determinate circostanze. E’ pur sempre il Sindaco di Roma. E che intrattenga relazioni pubbliche estere o riguardanti Santa Romana Chiesa, al cui occhio materno non è mai sfuggito nulla è parimenti vero. E’ la prima volta che un Pontefice si scomoda nel giustificare un non invito. Chiarezza sicuramente, ma anche perplessità. Non sono poi in fondo queste le cose che interessano i romani, ma soprattutto gli italiani. Le elezioni anticipate non sono un gioco; ed un primo partito prima di scegliere chi candidare a Sindaco qualcuno dovrebbe pensari a priori e non a posteriori. Ora comodo andare a nuove elezioni per rimuovere dei tappi? Marino sfida il sistema, si consumi dunque tutto nella sede naturale quale è il Campidoglio, nei pubblici banchi ed in pubblica adunanza. Quella è l’occasione per filtrare la cartina di tornasole del sistema che prima crea e poi vorrebbe distruggere sic et simpliciter. E dunque sono ore decisive per il futuro del Campidoglio. La trattativa arriva col buio, in un luogo che doveva restare segreto: il sindaco di Roma Ignazio Marino e il commissario del Pd Matteo Orfini, dopo giorni di braccio di ferro, si sono incontrati a casa del vicesindaco Marco Causi, anche lui esponente del Partito democratico, per tentare la “tregua” e magari trovare un accordo. Molto conciso il commento del sindaco al momenti di lasciare casa Causi: «La riunione è andata benissimo e, come ho detto nei giorni scorsi, sto riflettendo». E, mentre Renzi ha dato il suo pieno appoggio al commissario romano, limitandosi a dire: «La posizione del Pd è autorevolmente espressa da Orfini a cui va il mio totale sostegno», Causi, al termine del vertice, ha detto che non è stato trovata alcuna intesa: «Abbiamo avuto una discussione molto cordiale – ha detto -. La notizia è che ci si parla ma la soluzione ancora non c’è». «Le varie parti restano delle loro posizioni – ha ammesso- però si è fatto un primo passo perché almeno si è aperta una discussione cordiale». Il vertice è arrivato mentre Ignazio Marino, forte dell’appoggio dei suoi supporter, stava riflettendo seriamente sul ritiro delle dimissioni, mentre il Pd spingeva per una sua uscita di scena definitiva. A casa di Causi c’erano anche tre assessori comunali: Alfonso Sabella, Stefano Esposito e Alessandra Cattoi. Quest’ultima, braccio destro di Marino, solo stamane aveva chiarito: «Un sindaco eletto dai cittadini non può andarsene senza un confronto democratico con chi rappresenta i cittadini e cioè gli eletti in aula Giulio Cesare». Parole che, combinate a quelle pronunciate dal sindaco domenica tra i suoi sostenitori non lasciano spazio a molti dubbi su quali siano le intenzioni del sindaco. A Palazzo Senatorio c’è chi scommette che l’annuncio arriverà tra giovedì e venerdì. E al Pd romano, che a quel punto sarebbe chiamato a far cadere il suo sindaco con l’aiuto delle destre o del M5S, già tremano i polsi. Vedremo come va a finire.
GAME OVER PER LA PARTITA MARINO O GIOCHI ANCORA APERTI?