Lontani sono i tempi in cui l’onesta, la lealtà e l’aiuto reciproco, erano valori attuati senza necessariamente dover ottenere qualcosa in cambio. Chi ha avuto la fortuna e l’opportunità di crescere in contesti sani, con una educazione genitoriale votata al rispetto del prossimo e alla disponibilità per default oggi deve fare i conti con una realtà diametralmente opposta. E ciò sta avvenendo in tutti i contesti. Un tempo, infatti, l’eccezione era il malaffare o la persona per male che in base ai suoi comportamenti lesivi o negativi nei confronti del prossimo si guadagnava l’appellativo di “delinquente” conclamato. Categorie di faccendieri, avvoltoi, e gente disposta a passare con i piedi sui cadaveri dei propri genitori pur di ottenere vantaggi a danno di altri. Il contrario dunque della solidarietà e del viveri civile. L’evoluzione della società è diventata di fatto una sorta di involuzione del sistema che ha invece capovolto questo tipo di valori. L’eccezione è dunque l’onestà e la lealtà, tanto rara che se ne ha paura, timore e diffidenza. Il malaffare e la spregiudicatezza essendo diventati filo conduttore in tutti gli ambiti, da quello politico al mondo del lavoro ormai stanno diventando la regola. Tanto che essere veramente onesti e portati ad aiutare il prossimo costituisce un problema. Sì perchè oggi nessuno crede che qualcuno, a qualsiasi titolo, possa fare qualcosa per noi senza averne un tornaconto a nostro danno. Invece esiste ancora questa possibilità della quale si ha paura. La conseguenza è che l’onestà e la lealtà vengono messi al bando da trappole e tradimenti per smascherare presunte note a demerito o chissà quali alchimie di tornaconti e profittamenti vari. Cosicchè chi suo malgrado si è trovato ad aiutare altri sullo stesso piano ma su fronti diversi, improvvisamente può diventare l’accusato dalle parti che realmente poi hanno beneficiato dell’autenticità di azioni e di valori portati all’aiuto e alla crescita, senza alcuna doppia finalità. La regola del malaffare dunque è diventata routine, di conseguenza anche la buona educazione e la gentilezza vanno di pari passo collocate nei gironi danteschi dell’Inferno. Il buon Dante Alighieri, dovendo riaggiornare la Divina Commedia si troverebbe in grande imbarazzo nel dover sostenere una mole di lavoro così intensa per gli spostamenti allocativi. E dunque nella società del terzo millennio la paura è l’onestà, colui che caso strano fa cose tanto per aiutare. Possibile? Si è ancora possibile, nel mondo c’è tanto marciume ma c’è anche quel buono che dobbiamo conservare, tutelare e riscoprire. Finchè ne siamo in tempo. Ai posteri le ardue sentenze.
Daniele Imperiale – Direttore di AndradeLab
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