La parola passa ora ai greci. Con il Sì e No praticamente alla pari in tutti i sondaggi, la breve campagna per il referendum che deve accettare o respingere gli accordi con i creditori internazionali della Grecia si è conclusa ieri sera condue manifestazioni parallele e contemporanee: una, per il No, nella piazza Syntagma, l’altra, per il Sì, nello stadio Kallimarmaro. Una sfida tra piazze affollate e determinate mentre l’economia del Paese annaspa, le banche restano chiuse con lo spettro della fine della liquidità già martedì, e l’incertezza sul futuro che regna sovrana. «Qualunque sia l’esito del referendum, lunedì ci sarà un accordo, ne sono completamente e assolutamente certo» ribadisce il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, che attacca: «Quello che i creditori stanno facendo con la Grecia ha un nome solo: terrorismo». Sull’argomento è intervento anche Renzi: «Gli italiani non devono avere paura» ha spiegato al TG5. «L’Italia non ha paura di conseguenze specifiche sul nostro Paese». Se prima Italia e Grecia «erano compagni di sventura, ora non è più così». «Noi siamo quelli che risolvono i problemi, non il problema».