Un tempo, i buoni ordinari del tesoro e i buoni fruttiferi postali, si acquistavano in banca o alle poste, con la certezza di vedere valorizzato il proprio investimento. In effetti, così è stato per i decenni ma nel prossimo futuro non sarà più così.
Tutti i risparmiatori crucciati, saranno invitati dai propri istituti di fiducia a guardare le vendite di oro e diamanti da investimento.
Sull’ oro bene rifugio per eccellenza c’è poco da dire viste le quotazioni e i prezzi stratosferici ma sui diamanti, proprio quelli estratti dalle viscere della terra, composti da atomi di carbonio puro che il mercato finanziario punta forte, così tanto, da fare concorrenza ai titoli di stato.
Bot e bft a tasso zero non li compra più nessuno. I diamanti da investimento invece andranno a ruba, costano dai 3.000,00 fino a 50.00,00 euro, l’acquirente tipo, non sarà un esponente del Welth management o il classico cliente del private banking ma la gente comune di un’età compresa tra i 40/65 anni alla ricerca di un regalino fruttuoso per la nascita della nipotina.
Il valore di un diamante è direttamente proporzionale alla sua rarità, è cosi da sempre. Gli esperti stimano che nei prossimi decenni le miniere di diamanti naturali si esauriranno.
Un diamante rappresenta una riserva di valore, non sono sottoposti alle variazioni della borsa, nè tassati all’acquisto né alla rivendita e infine il super vantaggio, si garantisce il riacquisto solo dall’istituto rivenditore,con una media commissione più le canoniche tasse. Forse.
Non più nelle gioiellerie ma nella nostra banca di “fiducia”.
Le banche sono tutte intorno a noi, sopra, sotto, davanti e dietro.
I diamanti hanno alle spalle circuiti d’intermediari come la Diamond Private Investiment che si riforniscono al mercato di Anversa.
Il settore è regolato da una specie di banca centrale: De Beers, una colossale multinazionale dei diamanti che regola tutta la filiera delle pietre, estrazione, esportazione , lavorazione e vendita.
La “governance” dell’organizzazione può orientare la produzione e i prezzi dei diamanti a proprio piacimento, incrementando in modo esponenziale l’entrate economiche nelle proprie casse.
Mi chiedo ma non si vendono già abbastanza pietre? Oppure non basta più l’anello di fidanzamento con un brillante da un carato?
Dobbiamo possedere nei nostri portagioie sacchettini pieni di preziose pietruzze?
E se io volessi uno smeraldo del Brasile a che banca mi devo rivolgere?
Il mercato dei Bond è al fallimento, la mia banca che tipo di pietra mi può rifilare?
Un diamante chiaramente, perché è per sempre.
Figuriamoci se non si troverà uno sportello dove comprare un bene rifugio per eccellenza come un diamante, In ogni banca ci sarà un promoter che proporrà un investimento diamantifero, chissà poi quanto trasparente, forse al doppio del valore di mercato e con il guadagno assicurato per la banca venditrice.
La verità è che i risparmiatori bancari o di qualsiasi altro istituto, non sono tutelati in nessun modo e il più delle volte sono in balia di consulenti finanziari di cui solo una piccola parte è iscritta all’albo e spesso non hanno nemmeno i requisiti accademici. L’ attività prioritaria di questi profili professionali è di vendere prodotti finanziari promossi dall’azienda, consigliando ai risparmiatori investimenti che sovente si rivelano delle vere e proprie perdite economiche.
Io non ho brillanti ma se un giorno ne volessi uno, mi piacerebbe che fosse incastonato su un metallo prezioso così da poterlo indossare; a proposito si comprano nelle gioiellerie, vero?