Scrittore ebreo europeizzato
di Antonio Agosta (Redazione Sicilia)
88 anni fa, a Motta di Livenza, in provincia di Treviso, moriva Aron Hector Schmitz, italianizzato in Ettore Samigli, pseudonimo di Italo Svevo, morto a seguito di un attacco cardiaco per un incidente in automobile. Schmitz, fu l’autore de “La coscienza di Zeno”, romanzo ricco di memorie e vendette autobiografiche confessate dal paziente Zeno Cosini.
Lo scrittore, era lo stesso uomo che considerava il destino dell’umanità come evoluzione complessiva, rifiutando l’astratto idealizzato e spiritualizzato del metafisico come scienza assoluta, passando dal positivismo a Darwin, e infine a alla psicanalisi di Freud, adattando come tecnica il monologo introspettivo e del flusso di coscienza tra presente e passato.
Svevo, in gioventù, non riuscì mai a realizzare i suoi obiettivi da scrittore, le disavventure economiche della famiglia prima e la morte del padre dopo, un uomo con cui non c’era dialogo, compromisero la sua passione per la letteratura. Forse, lo schiaffo, o la carezza che riceverà nel punto di morte del padre, gli daranno quella forza di negare il suo mondo avverso fatto di rinunce e doveri.
U.S. Ultima sigaretta. Quella sigaretta compagna del suo mondo interiore reso opaco dal mal di vivere, sacrificando la ricerca del piacere come unico scopo nella vita.
Italo Svevo, grazie all’amico Joyce, si farà conoscere e apprezzare da tutti come lo scrittore europeo interprete dell’alienazione dell’uomo moderno nella società in cui vive. “La vita non è nè brutta nè bella, ma è originale”.