Editoriale – Tasse alle stelle, italiani alle stalle. Uno slogan che la dice tutta sulla attuale situazione in cui versano molte imprese, cittadini, imprenditori, società e comparti (un tempo) produttivi della nostra amata nazione italiana. Sono ormai lontani i tempi del benessere, quelli in cui l’italiano spensierato insieme alla sua famiglia media coronò il sogno di acquistare un moderno autoveicolo per comodi spostamenti cittadini e per le tradizionali gite fuoriporta domenicali. Spaccato di una Italia che non c’è piu’, dove chi governava aveva il senso compiuto del dovere istituzionale ma anche quello di far stare bene il popolo. Checchè se ne possa dire, la Democrazia Cristiana prima ed il pentapartito poi, avrà commesso i suoi errori di sistema, ma unitamente alle strategie di governo pensava al popolo, a far stare bene il popolo. Un periodo che sembrava essere terminato auspicando chissà quali bagordi per il popolo italiano liberato da una tangentopoli che era solo agli esordi. La corruzione dilagante ha avuto di fatto il via libera, a danno degli italiani stessi che si sono visti crollare opere pubbliche realizzate con soldi di tutti, o in molti casi mai realizzate. Ora l’imprenditore medio, ma anche quello alto, è stretto. Chi possiede molti immobili è nella morsa di uno Stato che in via equitalia chiede e pretende le tasse noncurante della capacità effettiva di poterli mantenere. Il fermo del mercato immobiliare, ha causato la stasi, il proliferare dell’ammontare dovuto di Imu e di balzelli vari…che costituiscono un pericolo in crescita costante. Il cittadino e l’imprenditore è lasciato in balia delle onde di questa situazione che ha visto le banche interrompere l’erogazione dei mutui per l’acquisto delle case. La gente non ha le buste paga, non lavora, non compra, non prende in affitto e c’è la paralisi di sistema e dei cantieri. Le tasse sono alle stelle, abbiamo una Italia con il piu’ alto indice di pressione fiscale che scoraggerebbe chiunque, gente che per poter vivere è costretta ad andare all’Estero. Giovani senza speranza e senza futuro. Intanto ci possiamo godere la partita, il tiro al pallone, mentre il sistema continua ad andare a picco. I privilegi sono inalterati, gli sprechi pubblici senza fine, eppure mentre la casta aumenta il divario sociale, quello stesso divario contestato e ridimensionato in altre epoche ora è invece sostenuto. E dunque la nostalgia della Prima Repubblica… riporta l’Italia quando le tasse erano giuste e gli italiani erano in fase di crescita e progresso… Ai posteri le ardue sentenze. @direttore