L’Italia candida all’Unesco la “Perdonanza” e la cultura del tartufo come Patrimonio immateriale dell’umanità. Quest’ultimo aspetto, la cultura del tartufo, va anche a sostegno delle aree colpite dal terremoto del centro Italia, infatti la comunità di Norcia si è fatta promotrice della candidatura.
La Commissione italiana ha pertanto inviato il dossier dando mandato ai ministeri dei Beni Culturali e delle Politiche agricole di sottolineare la rilevanza della vocazione agricola nei territori colpiti dal terremoto e la tradizione del tartufo.
Il Comitato Direttivo della CNIU ha riconosciuto il dossier della “Cerca e cavatura del tartufo. Conoscenze pratiche e tradizionali” idoneo alla candidatura ed ha deliberato inoltre il sostegno alla candidatura transnazionale “L’arte dei muretti a secco”, che ha come Paese capofila Cipro.
La tecnica dei muretti a secco è simbolo della particolare viticoltura dalle Cinque Terre al Salento, fino alle terrazze naturali per i limoni di Amalfi. Interessati all’Unesco anche territori del Sud e isole dove gli appezzamenti di terreno sono contenuti da muretti a secco.
Quindi il Comitato Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco ha deciso la candidatura della “Perdonanza Celestiniana” a Patrimonio Immateriale dell’Umanità per l’anno 2018. Si tratta dela celebrazione del Perdono, successivamente chiamata “Perdonanza”, istituita nel 1294 da Papa Celestino V, rappresenta il primo giubileo al quale potessero accedere anche i poveri ed i diseredati.
La Commissione italiana Unesco spiega che la “Perdonanza Celestiniana” riveste “un’importanza straordinaria non solo per l’aspetto spirituale ma anche per la valenza sociale e politica in quanto la pergamena contenente il testo dell’indulgenza, la Bolla, fu consegnata dal Papa alla città dell’Aquila, che ne divenne la custode”.
La cerimonia della Perdonanza, che si svolge il 28 e 29 agosto ancora oggi mira a rinsaldare i legami interni alla comunità laica e credente. “L’importanza straordinaria del rito della Perdonanza dell’Aquila risiede dunque nel messaggio di pace, solidarietà e riconciliazione che da oltre 700 anni diffonde tra gli uomini”.
La candidatura per la “cultura del tartufo” è stata sottolineata dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina: “valorizza un prodotto tradizionale per tante aree rurali del nostro Paese, a partire dalla comunità di Norcia e delle zone del terremoto di Umbria, Lazio e Marche. Nel mondo il tartufo è uno dei simboli più forti della qualità del Made in Italy agroalimentare e per questo sosteniamo con forza questa esperienza come patrimonio dell’umanità.
Aggiungiamo così – afferma Martina – un nuovo tassello di promozione del nostro modello agricolo che si caratterizza per la distintività e l’unicità del nostro saper fare, della nostra cultura, dei nostri prodotti”.
Il tartufo, stima la Coldiretti, sviluppa nei territori interessati un mercato di oltre mezzo miliardo di euro. “Un segnale di attenzione che – ricorda la Coldiretti – arriva dopo l’inaugurazione lo scorso 24 febbraio della Fiera del Tartufo di Norcia da parte del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. La richiesta di candidare a bene immateriale vivente da proteggere le ‘Pratiche e conoscenze della cultura del tartufo’ è sostenuta – sottolinea la Coldiretti – dalle 54 città italiane del tartufo, di 14 regioni lungo tutto lo stivale, insieme alle associazioni interessate”.
Inoltre si ricorda anche la candidatura – che si concluderà tra il 4 e l’8 dicembre 2017 a Seul dove sarà esaminata dal comitato mondiale Unesco – dell’Arte dei Pizzaiuoli napoletani, per inserirla nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità Unesco.