“Il quadro congiunturale del terzo trimestre dell’anno è caratterizzato dal prevalere di segnali di espansione, dopo le difficoltà registrate nei tre mesi precedenti”. L’Istat rileva alcuni segnali di miglioramento della nostra economia, ma i giovani sono fra le categorie più svantaggiate e tra le più colpite dalla crisi economica. Lo afferma il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, nel corso dell’audizione sulla manovra economica del Governo davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato. “Si tratta di generazioni che, spesso, dopo anni di istruzione e formazione, faticano a inserirsi nel mercato del lavoro, con ricadute che interessano i comportamenti, le condizioni economiche, le scelte riproduttive e di vita”.
Secondo l’Istat, l’aumento della 14/ma e l’incremento delle detrazioni Irpef, la no tax area, per i pensionati, nel loro insieme, innalzano di un miliardo di euro il reddito delle famiglie.
Secondo l’Istat, l’aumento della 14/ma e l’incremento delle detrazioni Irpef, la no tax area, per i pensionati, nel loro insieme, innalzano di un miliardo di euro il reddito delle famiglie.
Inoltre l’evasione fiscale e quella contributiva “continuano a rappresentare un aspetto critico per il rafforzamento della capacità competitiva e per l’efficacia e l’equità delle politiche pubbliche”.
Per quanto riguarda il quadro congiunturale del terzo trimestre del 2016, dopo le difficoltà dei tre mesi precedenti, si evidenziano segnali positivi. Ma per la fine del 2016 non si prevedono altre accelerazioni. La manovra per il 2017 “ha una intonazione espansiva” e contiene “diversi interventi apprezzabili, in quanto rivolti ad affrontare temi chiave per il Paese”: dall’accumulazione di capitale produttivo al contrasto dell’evasione fiscale, alla prevenzione del rischio sismico.
Nell ’audizione dell’Istat è stato affrontato anche il tema del terremoto, evidenziando come nelle aree a maggiore rischio sismico ci siano 1,9 milioni di case e di queste oltre la metà sono state costruite prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica, cioè prima del 1971.
L’Istat quindi in audizione sulla manovra ha riportato l’integrazione tra zone sismiche e censimento 2011 con i dati aggiornati dopo la scossa del 30 ottobre: oltre il 45% di queste abitazioni costruite prima del ’71 si trovano in Calabria, il 13% in Campania.
“Circa il 9% del territorio italiano appartiene alla zona sismica 1, la più pericolosa. Tale quota risulta assai più elevata in alcune regioni: circa il 50% in Calabria, il 33% in Abruzzo, e tra il 20 e il 30% in Basilicata, Campania, Molise e Umbria. Le regioni che hanno porzioni di territorio nella zona 1 sono 11”.
La parte di territorio occupata da comuni in zona sismica 2 (la più ampia per estensione) è pari al 35,2% e include altre quattro regioni (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana). Vi si trovano circa il 32% delle abitazioni residenziali del Paese, per poco meno del 52% costruite prima del 1971. La quota di edifici costruiti anteriormente a questa data con struttura portante in cemento armato è del 16,2%. Sicilia e Campania sono le regioni con il maggior numero di abitazioni in zona 2 (25,2% e 20,1% rispettivamente)”.
L’Istat spiega che “la zona sismica 3 rappresenta il 32,7% del territorio italiano ed è presente in tutte le regioni ad eccezione della Calabria, il cui territorio appartiene interamente alle prime due zone, e della Sardegna, interamente situata in zona 4. Nella zona 3 si trovano il 40,7% delle abitazioni residenziali, circa il 55% delle quali costruite anteriormente al 1971. Circa il 16% degli edifici della zona costruiti prima del 1971 ha una struttura portante in cemento armato”.
In audizione sulla manovra, Alleva aggiunge che “la ripresa” dell’industriale “appare consistente”, nel contempo “complessivamente il 57% delle imprese risulta avvantaggiato dalla combinazione” tra riduzione dell’ Ires, proroga del superammortamento e riduzione dell’Ace, cioè “i tre principali interventi” sulle tasse per le imprese.
Alleva spiega che sulla legge di Bilancio, l’effetto combinato di super ammortamento e Ace “implica una leggera redistribuzione del carico fiscale a vantaggio delle grandi imprese, di quelle strutturate, delle esportatrici e di quelle ad alta intensità tecnologica e di conoscenza”.
Nella manovra si interviene inoltre sull’aumento della quattordicesima, che “risulta concentrato nella parte meno ricca della popolazione: più dell’80% della maggiore spesa è destinato a individui che appartengono a famiglie nei primi tre quinti di reddito equivalente e soltanto il 4,5% all’ultimo quinto”.
“La misura – spiega Alleva – interessa complessivamente “il 5,2% della popolazione totale, pari a circa 3,1 milioni di persone, con un beneficio medio di 250 euro”.
E’ sempre allarme evasione fiscale: il sommerso genera un valore aggiunto in salita a 194 miliardi, con un incidenza sul pil al 12% nel 2014. I dati, aggiunge Alleva, “segnalano una situazione di grave distorsione nelle condizioni produttive e distributive e al di là dell’incidenza elevata una profonda, estesa e crescente diffuso del fenomeno”. Il valore aggiunto generato dal sommerso, prosegue Alleva, “è passato, nel periodo 2011-2014, da 187 mld a 194 mld di euro, con un’incidenza sul Pil in aumento dall’ 11,4% del 2011 al 12% del 2014”.
Alleva presenta una stima dell’evasione. In media per gli anni 2012 e 2013 il gap totale è stimato pari a 108,7 miliardi di euro, di cui 98,3 miliardi di mancate entrate tributarie e 10,4 miliardi di mancate entrate contributive, con una tendenza alla crescita tra il 2012 e il 2013. “Complessivamente si stima un gap del 24%, con punte del 55,9% per l’Irpef sul lavoro autonomo e di impresa, del 36,8% per l’ Ires, del 29,8% per l’Iva”.