di Antonio Agosta (Redazione Sicilia)
“Perché il mio nome è Mary. Mary per sempre”. Frase celebre di un film omonimo degli ottanta diretto dal regista Marco Risi. Stavolta siamo andati ben oltre alla fantasia cinematografica. Tara Hudson, una transgender 26 enne inglese, operata ma ancora legalmente uomo, è stata condannata a tre mesi di reclusione in un carcere maschile di Bristol.
Nulla di irregolare per il giudice, Llewelyn Sellick, che ha respinto il ricorso presentato dalla difesa, perché spetta comunque alle autorità penitenziarie indicare la struttura in cui espiare la pena. L’avvocato della Hudson chiedeva il trasferimento a Eastwood Park, un penitenziario per solo donne e lontano da occhi indiscreti, per evitare violenze sessuali e molestie da parte degli uomini con cui doveva scontare la sua sanzione giuridica.
A suo favore si è mobilitato il mondo dei social con una petizione di 140.000 firme, chiedendo il rispetto anche per quelle detenute non ancora in sufficiente avanzamento della transizione. Il regolamento carcerario britannico, per i condannati transessuali, prevede una giusta collocazione nell’ambito del loro genere acquisito, anche se la legge non li ha ancora riconosciuti tale.