La procura di Roma ha chiesto dunque il rinvio a giudizio per Virginia Raggi per il reato di falso in atto pubblico, nell’ambito dell’inchiesta sulla nomina alla guida del dipartimento Turismo del Campidgolio di Renato Marra, fratello dell’ex capo del personale capitolino Raffaele Marra, già sotto processo per corruzione ed attualmente agli arresti domiciliari. Per Raggi cade invece l’accusa di abuso di ufficio perchè, scrivono i giudici, “manca l’elemento soggettivo del reato”. Secondo il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pubblico ministero Francesco Dall’Olio, la procedura seguita per la nomina di Raffaele Marra non era corretta ma, seguendo una prassi già utilizzata dai suoi predecessori, “non è stata fatta con dolo”. Ovviamente non ci si aspettava di certo che l’innocente innovatrice fasciata potesse seguire la scia dei suoi predecessori. Ma per questo, i pm hanno richiesto l’archiviazione anche per Ignazio Marino e Gianni Alemanno in merito ad altre nomine da loro effettuate. Resta invece in piedi l’accusa di falso per le dichiarazioni di Raggi alla responsabile anti corruzione del Campidoglio, Mariarosa Turchi, alla quale aveva detto che, per la nomina di Raffaele Marra, aveva agito in totale autonomia.