Roma – La deflazione contagia tutte le Regioni tranne la Valle d’Aosta. L’Istat inoltre rende noto che il Pil del nostro Paese migliora nel primo trimestre del 2016, ma aumenta sempre il debito pubblico segnala la Banca d’Italia. E secondo l’Istat cala anche il ‘carrello della spesa’, che raggruppa i beni alimentari, per la cura della casa e della persona, che segna +0,1% rispetto a marzo ma -0,2% su base annua.
Il Pil è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dell’1,0% nei confronti del primo trimestre del 2015.
Mentre la Banca d’Italia rileva un nuovo record del debito pubblico, che a marzo è aumentato di 14 miliardi rispetto a febbraio, salendo a 2.228,7 miliardi. Per fare paragoni con gli altri paesi europei la Germania segna un +0,7%, e la Ue-19 riscontra un +0,5% nei primi tre mesi dell’anno.
Inoltre l’Istat rivede al ribasso i dati sulla deflazione, che ad aprile si attesa allo 0,5% (la stima preliminare era di 0,4%). Si tratta di un ampliamento di tre decimi di punto percentuale rispetto al dato di marzo (0,2%).
La maggiore flessione tendenziale “è principalmente da attribuire all’accentuarsi del calo dei prezzi degli Energetici regolamentati”.
Il pil è salito dello 0,5% sia nella zona euro che nella Ue-28, secondo una stima di Eurostat. Nel trimestre precedente era salito rispettivamente di 0,3% e 0,4%. Su base annuale la crescita è stata di +1,5% e +1,7%. Tra i Paesi della zona euro che accelerano di più ci sono Slovacchia (1,7%), Cipro (0,9%), Spagna e Lituania (0,8%), Germania (0,7%), Austria (0,6%), Francia (0,5%). In recessione Grecia (-0,4%), Lettonia (-0,1%), ferma l’Estonia (0%), basso il Portogallo (0,1%).
La deflazione si estende su tutte le regioni, comunica l’Istat, tranne che in Valle d’Aosta che vede prezzi in crescita dello 0,1%, il Trentino Alto Adige e l’Abruzzo sono a inflazione zero. L’Umbria è la regione che vede il calo maggiore (-1%). L’Umbria è seguita dal Lazio (-0,6%) e dal Piemonte (-0,5%).
Nel Centro-nord, la situazione regionale mostra prezzi in diminuzione su base annua in dieci regioni (erano sette a marzo) su dodici.
Nel Mezzogiorno si riscontrano flessioni tendenziali dei prezzi in quasi tutte le regioni (sei delle sette per le quali sono calcolati gli indici generali) con la Puglia (-0,9%), la Sardegna (-0,8%) e la Basilicata (-0,7%) che, come a marzo, fanno registrare le diminuzioni più ampie.