L’indice destagionalizzato della produzione industriale a gennaio 2016 è aumentato, rispetto a dicembre 2015, dell’1,9%. A rilevarlo è l’istati che sottolinea anche come nella media del trimestre novembre-gennaio l’indice aumenta dello 0,2% rispetto al trimestre immediatamente precedente. Corretto per gli effetti di calendario, a gennaio l’indice aumenta in termini tendenziali del 3,9% (i giorni lavorativi sono stati 19 contro i 20 di gennaio 2015).
In termini tendenziali gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a gennaio 2016, un aumento significativo nel comparto dei beni strumentali (+9,5%); aumentano anche l’energia (+2,8%), i beni intermedi (+2,3%) e i beni di consumo (+1,2%).
Per quanto riguarda i settori di attività economica, a gennaio 2016, i comparti che registrano i maggiori aumenti tendenziali sono quelli della fabbricazione di mezzi di trasporto (+10,9%), della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+10,3%) e della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (+7,9%). Le diminuzioni maggiori si registrano nei comparti dell’attività estrattiva (-3,9%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-1,6%) e delle industrie alimentari, bevande e tabacco (-0,6%).
Boom per l’export, in un’altra “fotografia Istat” sulle esportazioni nelle regioni: nel quarto trimestre 2015, la crescita congiunturale delle esportazioni di beni risulta più ampia per le regioni meridionali e insulari (+2,1%) e per l’Italia nord-orientale (+2,0%) e più contenuta per il Nord-ovest (+1,0%) e il Centro (+0,9%). Nel corso del 2015, la crescita dell’export nazionale (+3,8%) è diffusa a tutte le aree territoriali, a eccezione dell’Italia insulare (-7,3%). L’Italia meridionale registra la crescita più ampia (+10,2%); seguono le ripartizioni nord-orientale (+4,7%), centrale (+4,0%) e nord-occidentale (+2,7%).
Le regioni che contribuiscono maggiormente all’espansione dell’export nazionale nel 2015 sono Piemonte (+7,0%), Veneto (+5,3%), Emilia-Romagna (+4,4%), Lazio (+9,2%), Lombardia (+1,5%) e Basilicata (+145,7%). Tra quelle che forniscono invece un contributo negativo si segnalano Sicilia (-12,4%), Liguria (-4,2%) e Marche (-2,3%).
“+9,2%, il Lazio cresce anche per commercio estero, seconda regione in Italia. Dopo Pil, occupazione e consumi un altro grande passo avanti”, scrive su Twitter il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti commentando i dati Istat.
Nel corso del 2015, Veneto (+5,5%), Lazio (+11,1%), Lombardia (+2,2%), Emilia-Romagna (+4,3%) e Basilicata (+148,5%) sono le regioni che contribuiscono maggiormente all’aumento delle vendite verso i paesi Ue (+3,9%). Aumentano le esportazioni verso la stessa area di interscambio anche Abruzzo (+11,6%), Sardegna (+13,9%) e Calabria (+13,2%).
Per quanto concerne la dinamica dell’export nazionale verso i mercati extra Ue (+3,6%), le regioni che determinano in misura maggiore questo risultato sono: Piemonte (+14,5%), Veneto (+5,1%), Emilia-Romagna (+4,7%) e Toscana (+3,7%), si rileva inoltre un importante aumento dell’export verso quest’area di interscambio per Basilicata (+139,4%) e Molise (+120,9%).
Nel 2015, l’aumento delle esportazioni di autoveicoli da Basilicata e Piemonte, e di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici dal Lazio fornisce un impulso positivo alle vendite nazionali sui mercati esteri pari a un punto percentuale.
Si è assistito ad un piccolo miracolo lucano. L’industria automobilistica della Basilicata vede le esportazioni quadruplicarsi nel 2015 (+307,9%) e sorpassa quella del Piemonte come primo settore per impulso all’export nazionale. Gli ultimi dati dell’Istat sulle esportazioni delle regioni italiane e la produzione industriale sanciscono il boom della Regione sede della Fca di Melfi in un contesto di ripresa della manifattura.
L'”altro made in Italy” di macchine, farmaci e chimica porta infatti l’industria a iniziare il 2016 con l’aumento della produzione maggiore da agosto 2011, oltre quattro anni fa. A gennaio l’Istat registra una crescita dell’1,9% rispetto a dicembre e del 3,9% da gennaio 2015 nei dati corretti per gli effetti di calendario (+0,7% nei dati grezzi).
Nello stesso periodo, la contrazione delle vendite di prodotti petroliferi raffinati da Sicilia e Toscana e di metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti, dalla Lombardia contribuiscono a frenare l’export nazionale.
Nel corso del 2015 le esportazioni di Piemonte, Emilia-Romagna e Lombardia verso gli Stati Uniti e del Lazio verso il Belgio sono in forte espansione. Per contro, le vendite di Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto verso la Russia rallentano la crescita delle esportazioni.
Nell’anno 2015, le province che contribuiscono in misura maggiore a sostenere le vendite sui mercati esteri sono Torino, Potenza, Latina, Vicenza, Firenze e Bologna. Siracusa, Pavia, Genova e Livorno rallentano la crescita dell’export.
“E’ un segnale molto positivo. Finalmente riusciamo a scaricare a terra le riforme che stiamo facendo – afferma Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica del Ministero dell’Economia, facendo riferimento al superammortamento al 140% previsto dall’ultima legge di Stabilità – Guardando ai dati si vede un aumento importante dei beni strumentali, significa che le imprese stanno investendo per produrre di più”.
Meno ottimista il centro studi di Confindustria. L’aumento, molto superiore alle attese, secondo il Csc, è un rimbalzo dopo il dato deludente di dicembre e sarà seguito da un nuovo calo della produzione dell’1% a febbraio su gennaio. Porta comunque, prevede il Csc, a una crescita acquisita della produzione dello 0,6% nel trimestre e a un aumento del Pil sopra lo 0,1% nei primi tre mesi, superando così il risultato di fine 2015 e l’ultima previsione dell’Istat.
Tornando ai dati sulla produzione, i beni strumentali guidano gli aumenti con una crescita del 5,7% sul mese e del 9,5% sull’anno aiutati, secondo gli addetti ai lavori, dal super-ammortamento del 140% per gli investimenti in macchinari e attrezzature, introdotto con la legge di stabilità. “L’incentivo è partito da metà ottobre, ma solo con l’entrata in vigore della legge le imprese hanno iniziato a fidarsi e gli investimenti hanno preso uno slancio che sembra proseguire”, spiega il direttore generale di Ucimu, l’associazione dei costruttori di macchine utensili, Alfredo Mariotti. Del resto, secondo Mariotti, “l’ammodernamento tecnologico non era più rimandabile se non si voleva essere tagliati fuori dai mercati globali” visto che l’età media del parco macchine installato ha superato i 14 anni ed è la più alta mai registrata in 40 anni.
Tra i settori, i maggiori aumenti riguardano i mezzi di trasporto (+10,9% nell’anno) con in particolare gli autoveicoli che continuano la loro corsa (+20,9%), i farmaci (+10,3%) e gli articoli in gomma e le materie plastiche (+7,9%). Sono in contrazione invece i settori più classici del made in Italy come la moda (-1,6%) e il cibo (-0,6%). Questi dati accendono nuove speranze sull’andamento dell’economia e segnali positivi in questa direzione arrivano anche dal Mezzogiorno. E’ il Sud – escluse le isole – l’area del paese con la maggiore crescita delle esportazioni nel 2015: corrono a un tasso più che doppio rispetto alla media con aumenti del 10,2% contro il 3,8% del dato nazionale. Sono in crescita anche le vendite estere di Nord-Est (+4,7%), Centro (+4%) e Nord-Ovest (+2,7%), mentre si riducono quelle delle Isole (-7,3%) affossate dai prodotti petroliferi raffinati della Sicilia.