di Antonio Agosta (Redazione Sicilia)
“È stata usata la propria identità femminile per colpire un agente della polizia”. Con quest’accusa, una 30enne cinese, Ng Lai-ying, è stata condannata dal giudice a tre mesi e quindici giorni di carcere, perché non è stata creduto, recita un parte come se fosse un’attrice.
La sua unica colpa è stata quella di aver partecipato a una protesta contro il governo cinese, reo di commercializzare, quasi sottobanco, attraverso le frontiere con la regione amministrativa della Repubblica popolare.
La donna, in lacrime, ha denunciato l’aggressione del poliziotto che le ha messo le mani sul seno, e di averle usato violenza gratuita nei suoi confronti, solo perché era una donna indifesa.
A suo favore, un gruppo nutrito di sostenitori, tra cui uomini e donne di tutte le età, ha sfilato per le strade di Hong Kong indossando un reggiseno come disapprovazione alla condanna della donna, mostrando i cartelli con la scritta: “I seni non sono armi”, riscuotendo l’indignazione di un popolo sempre diligente al dovere.