Il patto della salute è un accordo tra il Governo e le regioni Italiane con l’obiettivo di riformare il sistema sanitario nazionale.
I principi di base sono:
- L’età avanzata non deve essere un peso ma una risorsa.
- La tutela della salute è applicata a tutti gli esseri umani.
- Il sistema sanitario deve essere garantito su tutto il territorio nazionale.
E’ un documento che ha come interesse principale evitare gli sprechi, per le cure, le terapie, i servizi e per tutti gli aspetti economici.
Ministro Lorenzin dichiara testualmente su www.salute.gov.it
“..Il tema degli investimenti in sanità è centrale per garantire le condizioni di competitività, di qualità e di sicurezza delle strutture sanitarie. Tra le novità contenute nel Patto c’è anche la previsione di attivare un sistema di monitoraggio, analisi e controllo dell’andamento dei singoli Sistemi Sanitari Regionali, in termini di qualità, quantità, sicurezza, efficacia, efficienza, appropriatezza ed equità dei servizi erogati. E’ previsto che questo compito sarà affidato all’Agenas che è lo strumento operativo del Ministero della Salute. Il tema del controllo del sistema dei ticket e delle esenzioni sono trattati nel Patto in un’ottica di riforma, per evitare che la compartecipazione sia una barriera per l’accesso ai servizi sanitari e la principale causa dell’esodo dei cittadini dalle cure.”
Un super controllo per conto dell’Agenas sui ticket per evitare corruzione e truffe, oppure per mantenere i malati al capezzale, non sia mai dovessero trovare qualcosa di meglio?
Lo scopriremo solo vivendo. In ogni caso la razionalizzazione è già in fase avanzata.
Dice il “patto”:
La garanzia, dei livelli essenziali di assistenza, deve essere garantita.
Insomma un cerotto forse ci sarà ma attenzione mica in tutte le regioni: in quelle maggiormente indebitate, non si sa. Molte persone, sul territorio italiano, sotto la soglia della povertà rinunciano alle cure perché non possono sostenere spese mediche onerose. La ragione sta nel fatto che il sistema sanitario nazionale creato per rispondere al principio di universalità ed equità, non è più in grado di sostenere la quantità di persone bisognose di cure.
Quindi, è auspicabile una riforma della sanità che consenta una sostenibilità finanziaria con una maggiore efficacia ma per raggiungere quest’obiettivo ci vuole molto tempo. I cervelloni nostrani studiano piani di rientro che si traducono, di norma, in aumenti economici e tagli radicali.
Intanto, il progresso è sbarcato sul fronte popolare della cosiddetta “ ricetta” che non esisterà più in forma cartacea ma dematerializzata, come i bollettini alla posta.
Vale a dire che andremo nella farmacia del nostro distretto e troveremo la prescrizione.
La verità è che il nostro sistema sanitario è un moribondo intubato e nessuno, né governo, regioni politici e legislatori fa qualcosa di buono, anzi, tutti agiscono in modo schizofrenico scaricando uno sull’altro, le proprie responsabilità.
Insomma questo patto sulla carta è buono ma non si traduce nella realtà.
Io credo che il destino del SNS è già delineato. Il patto idealizzato come una conquista sociale irrinunciabile, nei fatti, sarà usato come salvadanaio cui attingere soldini per altre esigenze governative, nonostante l’impegno dei media nel diffondere notizie rassicuranti.
Yoram Gutgeld il super commissario alla spending review, ad agosto scorso ha dichiarato tagli per 10 miliardi. Non ci sono state smentite. Tutti i Ministri in carica, Padoan, Lorenzin, il presidente Chiamparino, si affannano tra dichiarazioni confortanti ma purtroppo la strada della demolizione è già segnata.
E fuori la porta scalpitano e strisciano le assicurazioni.
A malincuore sostengo che il vero obiettivo della politica è sbarazzarsi di una fetta consistente della spesa pubblica e che nessuno è in grado di gestire il doloroso e inevitabile passaggio verso un sistema sanitario misto.
La “Repubblica Italiana” non tutela più la nostra salute come un diritto fondamentale.